"La chiusura delle scuole ha un costo
sociale enorme. E' venuto a mancare quello spazio per la
socialità, l'educazione, l'apprendimento che per alcuni è
l'unica possibilità di essere sottratti, anche se per un tempo
limitato, all'abbandono educativo, al disagio familiare, perfino
a carenze nutrizionali ai quali li hanno destinati le condizioni
e/o la geografia della loro nascita". In questo momento
difficile per il Paese, il Movimento di cooperazione educativa
(Mce) propone una lettura delle implicazioni della chiusura
delle scuole e della gestione della didattica a distanza sul
diritto allo studio e sulla democrazia stessa.
"Questa funzione sociale, che fa della Scuola presidio di
democrazia, non può essere surrogata dalla didattica a distanza.
Tuttavia, essa oggi si rende necessaria per mantenere il
contatto con studenti, dare continuità all'esperienza di scuola
come luogo, pur se virtuale, di incontro, partecipazione,
attenzione e ascolto. Per mantenere vitale il sentimento di
appartenenza alla comunità scolastica senza ridursi all'invio
di schede e all'assegnazione di compiti. Liberarsi dal fantasma
del "programma da portare avanti", dal voto, progettare percorsi
che siano capaci di rispondere alle domande e ai bisogni del
difficile momento che stiamo vivendo, e investire sul dialogo
pedagogico e sul bisogno di 'essere visto' e di valere di ogni
bambino/a, ragazzo/a", spiegano da Mce.
"Tutti, a partire dai soggetti più fragili e in situazione di
gap tecnologico, vanno messi in condizione di accedere alle
proposte formative e di mantenere il contatto con gli insegnanti
e il gruppo classe. L'impegno del mondo della Scuola è far sì
che l'emergenza Coronavirus non diventi un 'buco nero', nel
quale sparisca il diritto allo studio per tutti e per ciascuno.
È necessario che i singoli, le istituzioni, le parti sociali
mettano in campo il meglio di sé per adempiere ai compiti che la
Costituzione assegna loro: rimuovere gli ostacoli. Non farlo,
soprattutto nei casi di minori che da ancor prima del
Coronavirus vivono in condizioni di povertà educative, può
rappresentare in questo momento un gravissimo vulnus democratico
e un'ipoteca sul futuro di tutti", prosegue la nota.
"Uscirne insieme è la politica" scrivevano i ragazzi di don
Milani: "oggi più che mai per uscirne è indispensabile una
grande mobilitazione, come tante volte il nostro Paese ha
dimostrato di saper fare nei momenti più critici: costruiamo
micro-reti territoriali, alleanze pedagogico-politiche tra
amministratori locali, associazioni di volontariato,
professionali, scuole. "Trasformiamo la crisi in opportunità,
tessendo reti di resilienza creativa per aiutare i territori, le
famiglie, i minori a superare la crisi e per dare nuovo impulso
alle pratiche di esercizio della cittadinanza. Disegneremo così
un nuovo modello di sviluppo democratico".
Il Movimento di Cooperazione Educativa è un'associazione
professionale di educatori, insegnanti e dirigenti, nata in
Italia nel 1951, sulle tracce del Movimento di Scuola Moderna e
pedagogia attiva di Célestin Freinet. Eccol il link al sito di
Mce dove si può trovare il documento: http://www.mce-fimem.it.
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