(ANSA) - MILANO, 2 LUG - "In un anno, in solo dieci diocesi
abbiamo incontrato duemila lavoratori stranieri sfruttati nelle
campagne; ma possiamo stimare che il fenomeno coinvolga decine
di migliaia di persone nel nostro ": questa la denuncia portata
a Expo da Oliviero Forti di Caritas Italiana, che ha presentato
il progetto Presidio, un'indagine sui "migranti economici"
condotta sul campo in 10 Caritas italiane: Acerenza, Caserta,
Foggia, Melfi-Rapolla-Venosa, Nardò-Gallipoli, Oppido M.-Palmi,
Ragusa, Saluzzo, Teggiano-Policastro, Trani-Barletta-Bisceglie.
"La speculazione che si fa sulla pelle di queste persone
consente al consumatore di avere a un prezzo abbordabile
primizie come l'anguria di Nardò o il pomodoro di Pachino - ha
denunciato Forti -. Se si vuole risolvere il problema, bisogna
risalire la lunga catena delle responsabilità, che parte dei
datori di lavoro e arriva alla grande distribuzione, ma anche
agire sui lavoratori, perché non si svendano a chi li strutta".
La ricerca è stata presentata durante il convegno "Cibo,
terra, lavoro: i migranti economici nell'area del Mediterraneo"
in cui sono intervenuti anche il Procuratore Distrettuale
Antimafia dell'Aquila, David Mancini, don Raffaele Sarno,
direttore della Caritas Diocesana di Trani-Barletta-Bisceglie, e
Manuela De Marco del progetto Presidio.
In Italia, secondo le fonti ufficiali sarebbero 5.400 le
vittime di sfruttamento lavorativo. La ricerca promossa da
Caritas Italiana sottolinea che il dato ufficiale è largamente
sottostimato. Dall'estate scorsa a oggi, gli operatori delle
Caritas a bordo dei camper e dei pulmini nelle dieci diocesi in
cui è attivo il progetto Presidio hanno incontrato duemila
lavoratori (1.277 solo nell'ultimo semestre del 2014) e la
stagione della raccolta in molte regioni non è ancora
cominciata. "Il fenomeno è sommerso perché il lavoratore è sotto
ricatto - ha spiegato Manuela De Marco, responsabile della
ricerca -. Le forme sono molte. Il caporale offre a volte un
servizio, dal trasporto al cibo, e si fa pagare per questo, e
spesso decide chi far lavorare e per quante giornate".
Secondo l'indagine il 72% dei lavoratori censiti ha
contratto un debito; due su tre vivono in baracche; la paga
media è di 25 euro. "L'Africa è il principale serbatoio di
questa manodopera - ha sottolineato De Marco -. I principali
Paesi di provenienza sono Burkina Faso, Mali, Gambia e Ghana".
"In questo Paese sono necessarie politiche anti tratta e anti
sfruttamento, che non esistono. Il progetto Presidio fa da
pungolatore nei confronti delle istituzioni e della società
civile affinché si attivino" ha detto il procuratore Mancini.
Dal progetto Presidio sono nate anche alcune iniziative di
riscatto. Un esempio è quello promosso dalla Diocesi di
Trani-Barletta-Bisceglie, dove la Caritas offre in ambito
agricolo una possibilità di impiego agli ex-detenuti delle
carceri di Trani e Bari.(ANSA).
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30 ott. 2015