(di Michela Nana)(ANSA) - MILANO, 1 SET - Il cibo contiene in
sé quell'elemento di sacralità che può portare al dialogo
universale. E' su questa base che undici rappresentanti delle
maggiori religioni del mondo hanno firmato oggi a Expo la Carta
di Milano, il documento che rappresenta la vera eredità di Expo
Milano 2015 e che impegna governi, imprese e società civile ad
attuare delle azioni concrete per combattere la fame nel mondo.
In occasione della 'Giornata per la salvaguardia del creato'
buddisti, induisti, cristiani, ortodossi, evangelici, imam,
rabbini hanno firmato il documento simbolo di Expo e condiviso i
loro cibi tradizionali, nel segno del dialogo e del confronto su
un tema, come quello dell'alimentazione, che è sacro per ognuno
di loro. Nel corso della cerimonia 80 rappresentanti dei Paesi
che partecipano a Expo hanno sfilato con i loro piatti
tradizionali, poi benedetti dai rappresentanti religiosi e
condivisi al termine dell'evento. A Expo il cibo è diventato
così dialogo e condivisione come ha sottolineato il commissario
unico dell'evento, Giuseppe Sala: "ogni religione ha a che fare
con il cibo in relazione ai momenti, ai simboli e ai riti più
alti della sua pratica - ha detto nel suo discorso di saluto -.
Ognuno di voi è qui in nome della sacralità del cibo proprio per
fare un passo verso gli altri, per non chiudersi nel proprio
recinto di convinzioni ma per aprirsi a una dialogo che trova
proprio nel cibo un suo linguaggio trascendente e dunque
universale". Oltre a quella religiosa il cibo ha avuto anche una
benedizione laica, in italiano, inglese e francese. A recitare
le parole dedicate al cibo e al nutrimento, di un monaco taoista
tibetano, sono stati alcuni giovani provenienti da Ucraina,
Egitto, Croazia e Burundi.
"Questa giornata è carica di significato perché fa riflettere
sulla sacralità e la potenza del cibo per il dialogo globale -
ha commentato il ministro per le Politiche agricole, Maurizio
Martina -. Il cibo è strumento di comunione tra esperienze
religiose diverse ha una potenza che ci racconta anche la Carta
di Milano, grande sfida per il futuro rivolta alla comunità
internazionale e anche ai rappresentanti delle maggiori
religioni del mondo". Oltre ai rappresentanti di 80 Paesi anche
cinque membri della società civile hanno portato il loro cibo in
segno di condivisione, a tutti loro si è aggiunto lo chef
stellato vegetariano, il primo in Europa, Pietro Leemann che ha
cucinato del riso basmati con verdure.
"I valori della Carta di Milano trovano dei custodi nei
rappresentanti delle religioni del mondo - ha detto il vicario
episcopale della Diocesi di Milano, monsignor Luca Bressan -
perché il diritto al cibo deve essere patrimonio condiviso".
Ogni rappresentante religioso ha raccontato il valore del cibo
nella sacralità dei propri riti: per il buddismo "se il cibo non
c'è non si può esprimere la spiritualità dell'uomo", ha spiegato
l'abate del Monastero Zen, Carlo Tetsugen Serra. Per il pensiero
ebraico il compito dell'uomo è invece quello di "rendersi conto
delle necessità della terra e dei suoi abitanti e gestire i
rapporti tra di loro", ha aggiunto il Rabbino della comunità
ebraica di Milano, Elia Richetti. Ognuno ha portato il messaggio
del proprio credo per dire una cosa sola, che il cibo unisce ed
è fonte di confronto e di dialogo con l'obiettivo di avere un
mondo più equo.
(ANSA).
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