Quotidiano Energia - Dal Tar Milano arriva una sentenza che impatta fortemente sul meccanismo dei certificati bianchi, per lo meno per come modificato dal decreto correttivo Mise/Minambiente del maggio 2018.?Accogliendo i ricorsi di Acea e Italgas, i giudici hanno infatti ritenuto illegittimo il tetto di 250 € imposto al contributo tariffario sui Tee da riconoscere ai distributori, in quanto in tal modo i ministeri hanno “svuotato di effettività e di significanza la potestas regolatoria di Arera”. Mentre quest’ultima “con il pedissequo recepimento del dettato ministeriale ha in sostanza abdicato all’esercizio delle proprie indefettibili potestà di regolazione, siccome inequivocabilmente scandite dal diritto dell'Unione e dall'ordinamento domestico”.
Il Tar definisce "meritorio" l'intento dei ministeri di "contribuire a stabilizzare l’andamento degli scambi dei certificati bianchi, il cui prezzo sul mercato regolato è stato connotato da significative oscillazioni al rialzo nel periodo giugno 2017 - febbraio 2018, al fine di calmierare gli impatti sulle tariffe elettriche e del gas". Ma fissando "un tetto massimo al riconoscimento in tariffa degli oneri sofferti dai distributori" i dicasteri hanno "tratteggiato regole dettagliate e vincolanti in una materia - quella tariffaria - indeclinabilmente rientrante nell'officium decisorio della Autorità di regolazione".
Né tale "travalicamento" potrebbe dirsi "in un certo modo 'sterilizzato' ovvero 'sanato' per effetto del preventivo intervento 'consultivo' di Arera". Che ha "mancato di autonomamente provvedere alla determinazione dei criteri per la copertura dei costi sopportati dai distributori".
Stando quindi alla sentenza, il Tar non pare bocciare di per sé l'introduzione del cap, ma stabilisce che la sua quantificazione spetti al Regolatore, che dovrà definire "in piena autonomia i relativi criteri di calcolo".
Nondimeno, il pronunciamento del Tribunale annulla con efficacia erga omnes il decreto correttivo (nella parte relativa al tetto) e le successive delibere Arera, costringendo i ministeri e l'Autorità a rimettere mano a un meccanismo che ha sollevato critiche da più parti.