(ANSA) - ROMA, 09 MAG - Un nuovo rapporto della ong
internazionale EDF+Business sottolinea come le fusioni e
acquisizioni (M&A) fra società del settore di petrolio e gas
possano rallentare gli sforzi per ridurre le emissioni
dell'industria del petrolio e del gas. Il rapporto rivela che
tra il 2017 e il 2021 il numero di operazioni che hanno
trasferito attività inquinanti da una società con forti
obiettivi ambientali ad altre prive di impegni di questo genere
sono raddoppiati.
I casi di studio nel rapporto includono la vendita nel luglio
2021 delle attività del Bacino Permiano, Texas, da APA
Corporation (Apache), una società pubblica, a Slant Operating,
un operatore sostenuto dal private equity. L'analisi mostra che
Slant probabilmente tapperà i pozzi inattivi acquisiti a un
ritmo significativamente più lento di quanto avrebbe fatto
Apache. Nel marzo 2021 c'è stata la vendita del bacino del
Delaware, Texas, beni da Oasis Petroleum, una società pubblica,
a Percussion Petroleum II, un operatore sostenuto da private
equity. Dalla vendita, Percussion ha completato sette nuovi
pozzi e ha mantenuto l'alta intensità di flaring dell'asset
(bruciare il gas in eccesso senza recupero energetico), anche se
il flaring nel Delaware Basin è diminuito.
Nel gennaio 2020 è avvenuta la vendita degli asset del Golfo
di Suez, Egitto, da Bp, una società pubblica, a Dragon Oil, una
filiale della compagnia petrolifera nazionale. Un netto aumento
del flaring si è verificato dopo la vendita - più di quattro
volte superiore ai livelli pre-vendita. Infine, nel gennaio 2021
sono state vendute le attività del Delta del Niger, Nigeria, da
Shell e Total Energies, società pubbliche, a Trans-Niger Oil &
Gas, un operatore sostenuto da private equity. Trans-Niger Oil &
Gas prevede di triplicare la produzione di petrolio in
quest'area, e un drammatico aumento del flaring è stato
registrato dopo la vendita. (ANSA).
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