(ANSA) - CAGLIARI, 11 GEN - Vendita dell'impianto cloro soda
dell'Eni a Macchiareddu confermata in una videocall tra azienda
e sindacati. E i lavoratori - già in stato di agitazione da
circa un mese - pronti a nuove forme di lotta.
I vertici dell'azienda oggi hanno spiegato che non è intenzione
dell'Eni abbandonare gli impianti sardi. E che la smobilitazione
sul cloro soda è un caso isolato.
Fabrizio Sbarra, responsabile relazioni industriali, ha spiegato
ai sindacati che l'impianto è in perdita e che si tratta solo di
una cessione di asset che non intacca l'impegno dell'Eni
nell'isola.
Intanto, però, il caso approda in Consiglio regionale con una
mozione dei Riformatori, prima firmataria Sara Canu. Le
richieste: un intervento del Governo per la sospensione della
vendita, l'apertura di un tavolo di confronto, la salvaguardia
dei posti di lavoro e la "verifica della posizione di Eni
nell'Isola". "Serve un'azione forte del Governo nazionale e
della Regione per bloccare il disimpegno di Eni a Macchiareddu -
spiega l'esponente della maggioranza - Le prospettive che si
stanno delineando non sono chiare e la preoccupazione dei
lavoratori è più che giustificata".
La mobilitazione è già partita con scioperi e presidi ai
cancelli. Chiara la posizione della Cgil. "La Regione deve
svolgere il proprio ruolo - incalza il segretario Michele Carrus
- e non limitarsi a fare da spettatrice davanti a scelte che
riguardano il destino produttivo e occupazionale del territorio
e di tutta la Sardegna". Per il sindacato il ruolo di Eni è
fondamentale nello sviluppo dei settori produttivi anche in
chiave tecnologica. "Un ruolo importante e strategico al quale
non vogliamo rinunciare - avverte Carrus - che non si esaurisce
nella cessione di asset a terzi qualsiasi né nell'adozione di
ammortizzatori per gli addetti, ma richiede un confronto che
coinvolga le istituzioni e le parti sociali nella loro
dimensione complessiva". (ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
