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Energia da biomasse solide strumento top economia circolare

Sani, necessaria però una nuova politica forestale nazionale

Redazione ANSA ROMA
(ANSA) - ROMA, 15 NOV - Il contributo della produzione di energia elettrica da biomasse solide rappresenta non solo uno strumento fondamentale di attuazione dei principi dell'economia circolare, ma anche un elemento importante per la tutela ambientale, nonché per la riduzione dei costi sociali e lo sviluppo economico del settore agricolo e delle comunità locali.

E' quanto emerso nel corso della tavola rotonda "Biomasse solide, pilastro dell'economia circolare", promosso dall'Associazione Energia da Biomasse Solide (Ebs), che raggruppa più della metà degli operatori del settore, con una potenza complessiva installata di circa 265 MW e un utilizzo di quasi 3 milioni di tonnellate annue di biomassa.

"Nonostante il patrimonio forestale nazionale costituisca il 36% della superficie complessiva del Paese - ha sottolineato Luca Sani, presidente Commissione Agricoltura della Camera - l'Italia è il primo importatore di legna da ardere, il terzo acquirente di residui e scarti legnosi e il dodicesimo compratore di cippato di conifere, a livello mondiale. Le cause di questa situazione sono da individuarsi nella mancanza di norme chiare per un concreto utilizzo delle risorse boschive, nella parziale applicazione della normativa europea di riferimento, nonché nella discordanza delle normative regionali.

E' per queste ragioni che si rende necessaria una nuova politica forestale nazionale, che promuova e favorisca l'uso del legname e dei cascami nostrani e che allo stesso tempo consenta la manutenzione e la salvaguardia dei boschi".

Per Simone Tonon, presidente dell'Associazione Ebs: "E' fondamentale valorizzare tutte le potenzialità della filiera agroenergetica. Basti pensare che l'Enea stima una disponibilità effettiva di biomassa residuale ad uso energetico complessivamente pari a 13,2 milioni di tonnellate annue.

Inoltre, una gestione corretta e sostenibile degli 11 milioni di ettari di superficie boschiva italiana - peraltro in costante aumento nel corso degli ultimi decenni - consentirebbe al sistema Paese un importante risparmio di oneri per fare fronte ai dissesti idrogeologici e agli incendi boschivi".

"Le biomasse solide - ha osservato Stefano Saglia, coordinatore delle attività dell'Associazione Parlamentari per lo sviluppo sostenibile - possono contribuire a pieno titolo al raggiungimento degli obiettivi nel settore delle fonti rinnovabili, posti dalla Commissione Europea sino al 2030. Il governo deve stabilire i criteri e gli incentivi, nel rispetto della direttiva sugli aiuti di Stato, a decorrere dal 1 gennaio 2017 e poi la fine degli incentivi dal 2020. Le imprese per programmare gli investimenti hanno bisogno di certezze e stabilità normativa, ben vengano quindi aste competitive e neutralità tecnologica, purché si faccia presto".

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