di Stefano Secondino
La Cop27 di Sharm el-Sheikh si chiude con un bicchiere mezzo pieno per i paesi poveri e più vulnerabili al cambiamento climatico, che ottengono il fondo ristori per le perdite e i danni che chiedono da anni.
Bicchiere mezzo vuoto invece per Usa e Ue, e non solo loro, perché non ci sono progressi rispetto alla Cop26 di Glasgow dell'anno scorso sulla riduzione delle emissioni di gas serra.
Il documento finale della Conferenza è stato approvato alle sette del mattino ora locale, al termine di una assemblea plenaria cominciata alle tre di notte. La novità principale è la decisione di istituire un fondo ad hoc per i ristori delle perdite (cioè i morti) e i danni del riscaldamento globale nei paesi più poveri e vulnerabili. Gli stati nomineranno un Comitato transitorio che preparerà un progetto da presentare alla Cop28 del prossimo anno, a Dubai, con l'obiettivo di approvarlo e farlo entrare in funzione per quella data.
Era la richiesta principale alla conferenza dei paesi emergenti e in via di sviluppo del G77+Cina, sostenuta dalla presidenza egiziana. Usa e Ue non volevano il fondo, ritenuto troppo oneroso e complicato, e preferivano aggiornare gli strumenti esistenti. Ma di fronte alla posizione ferma dei G77, abilmente guidati dalla Cina, la Ue ha ceduto, e gli Stati Uniti le sono andati dietro. L'Unione è riuscita a imporre che il fondo abbia una base ampia di donatori (quindi anche la Cina, che si considera ancora paese in via di sviluppo) e che i soldi vadano solo alle nazioni più vulnerabili, non a chiunque.
In plenaria la ministra pakistana del clima, Sherry Rehman, parlando a nome del G77+Cina, ha detto euforica che "il fondo per i loss and damage non è carità, ma un investimento nel futuro e nella giustizia climatica". L'inviato cinese sul clima, Xie Zhenhua, ha concesso che "le nazioni in via di sviluppo come la Cina possono contribuire al fondo su base volontaria".
Il documento finale ha deluso invece gli stati che volevano un aumento degli impegni di mitigazione del cambiamento climatico, cioè di riduzione delle emissioni di gas serra.
Unione europea e Usa in primis, ma anche un'ottantina di paesi che a Sharm si erano detti favorevoli all'eliminazione dei combustibili fossili, e gli stati insulari che rischiano di finire sott'acqua.
La Cop27 ha salvato l'impegno preso a Glasgow l'anno scorso di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Ma poi ha indebolito tutti gli strumenti per arrivare a questo risultato: neanche una parola sui combustibili fossili; riduzione e non eliminazione della produzione di elettricità a carbone; eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, ma solo di quelli "inefficienti"; gas insieme alle rinnovabili come "fonte energetica del futuro".
"Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questo è un tema che questa Cop non ha affrontato", ha commentato il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, "abbiamo trattato alcuni sintomi, ma non curato il paziente dalla febbre".
Sulla mitigazione "si è persa probabilmente un'occasione importante", ha detto il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto (FI). "L'influenza dell'industria dei combustibili fossili e degli stati che li sostengono si è mostrata chiaramente", ha commentato l'esperto inglese di clima Ed King.
A Sharm i lobbisti di questo settore erano ben 636.
Anche quest'anno poi non partirà il fondo da 100 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi poveri nelle politiche climatiche, previsto dall'Accordo di Parigi. Doveva essere attivato nel 2020. Se ne riparlerà l'anno prossimo alla Cop28.