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Biden sprona il mondo sul clima, è il decennio decisivo

Usa raddoppiano taglio emissioni e incassano la promessa di Xi

Redazione ANSA WASHINGTON

(di Ugo Caltagirone)

"Ora o mai più. Questo è il decennio decisivo per agire e invertire la rotta sui cambiamenti climatici e per evitare il peggio": quello di Joe Biden è un grido di allarme sul futuro, e allo stesso tempo un accorato appello ai leader mondiali che la Casa Bianca è riuscita a riunire in un vertice in occasione della Giornata mondiale della Terra. "Non si può negare la scienza", il monito del presidente americano, che non potrebbe essere più chiaro nel voltare definitivamente pagina e lasciarsi alle spalle il negazionismo dell'era Trump. Abbracciando le parole di Papa Francesco secondo cui il contrasto ai cambiamenti climatici è un imperativo non solo economico ma morale.
    Così, dopo la decisione di riportare gli Stati Uniti nell'accordo di Parigi, Biden non nasconde la volontà degli Usa di riprendersi leadership nella lotta al fenomeno del climate change, e non solo a parole. Ecco allora che annuncia nuovi ambiziosissimi obiettivi per il suo Paese: raddoppiare il taglio previsto dei gas serra, riducendoli del 50-52% entro il 2030.
    Molto più di quanto si era prefissa l'amministrazione Obama. Il traguardo finale per gli Stati Uniti resta quindi quello di un'economia a 'emissioni zero' entro il 2050. Di qui l'esortazione agli altri Paesi sviluppati a fare lo stesso, accelerando i propri piani. Proprio come fatto dall'Europa che, alla vigilia del vertice, aveva già annunciato un taglio del 55% delle emissioni entro il 2030.
    "Noi siamo pronti", è stata la risposta a Biden della presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen. "Quanto fatto finora non basta, bisogna invertite la rotta", ha affermato quindi il premier italiano Mario Draghi, sottolineando come con gli Usa di Biden "possiamo vincere la sfida".
    Ma il risultato più importante per ora incassato dal presidente americano appare la promessa fatta da Xi Jinping che, prendendo la parola, si è impegnato su un obiettivo non semplice per il gigante asiatico: Pechino sarà in grado di raggiungere il target delle emissioni zero entro il 2060. Il leader cinese ha quindi sposato la linea del multilateralismo, riconoscendo come un problema come quello del clima non può che essere risolto da uno sforzo comune della comunità internazionale, seppur rispettando le esigenze e le differenze tra Paese e Paese. Xi ha però rilanciato anche il progetto della Via della Seta, visto come fumo negli occhi dagli Usa, sottolineando come il piano che coinvolge anche diversi Paesi europei "può contribuire a un maggiore benessere e a creare un mondo più pulito".
    Ma il rischio che il vertice voluto da Biden si concluda con l'ennesima serie di impegni dall'incerta realizzazione è ben presente a molti: dalle Nazioni Unite, sotto cui l'egida fu raggiunto l'accordo di Parigi, agli attivisti come Greta Thunberg, che ha nuovamente sferzato i leader. "I vostri obiettivi sono insufficienti, siamo indietro di decenni e servono cambiamenti drastici", ha denunciato. Il segretario generale dell'Onu, poi, non ha usato giri di parole: "Siamo sull'orlo dell'abisso e il tempo sta per scadere".
    E a subire i danni dell'inazione è anche un'economia mondiale già messa in ginocchio dalla pandemia. Secondo un rapporto diffuso in occasione del vertice, gli effetti del cambiamento climatico potrebbero ridurre dall'11 al 14% la produzione economica globale entro il 2050, con un costo totale di 23 mila miliardi di dollari. Mentre se il mondo riuscirà a mantenere l'aumento della temperatura a meno di due gradi Celsius, come prevede l'accordo di Parigi, le perdite economiche saranno marginali. Ma gli attuali livelli di emissioni sono lontani da questo target, con la temperatura globale che aumenterà probabilmente di 2,6 gradi entro il 2050.
    Intanto Biden, Draghi e molti altri leader hanno sottolineato come la lotta ai cambiamenti climatici e la creazione di una nuova economia pulita può diventare una grande opportunità di crescita globale e per la creazione di milioni e milioni di posti di lavoro. Un'opportunità che può essere favorita proprio dai fondi senza precedenti stanziati per sconfiggere le conseguenze della pandemia.
   

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