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Clima: Greta, i leader dei Paesi non hanno il senso del panico

"Anche di fronte a numeri della scienza non sentono l'emergenza"

Redazione ANSA ROMA

MADRID - Per i leader dei Paesi più ricchi "non c'è panico, non c'è un senso di emergenza" nell'affrontare il problema del cambiamento climatico e quindi "non c'è urgenza" nel mettere in campo interventi per affrontare il riscaldamento globale. Sono le parole che Greta Thunberg ha usato questa mattina in un evento alla Cop25, la Conferenza dell'Onu sui cambiamenti climatici a Madrid. La giovane attivista svedese ha citato alcuni numeri evidenziati dalla scienza e si è chiesta "come si possa ignorarli".  

 Greta, intervenendo a un evento di alto livello organizzato dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha spiegato che "dopo un anno e mezzo" dall'avvio della sua protesta ora ha trovato "ancora più ragioni" per parlare ai leader del mondo, soprattutto a quelli dei Paesi più ricchi. Un anno fa, ha ricordato, si rivolse a loro alla Cop24 di Katowice in Polonia dicendo "ci state rubando il futuro, come vi permettete" ed ora, dopo aver acquisito altri particolari e "più consapevolezza" sugli studi scientifici si è chiesta come non si possa avere "un senso di panico di fronte al fatto che la scienza dice che ci sono solo otto anni per intervenire" con il taglio dei gas a effetto serra per evitare disastri ambientali.

"Non abbiamo più tempo per ignorare la scienza", ha ribadito la sedicenne svedese rilevando che il "problema è globale, coinvolge tutti, ricchi e poveri oggi" e bisogna "evitare che le future generazioni debbano respirare solo Co2". "Senza pressione i politici non fanno molto", ha osservato aggiungendo che oggi "la gente è più consapevole ed è pronta", perchè "abbiamo democrazia non solo in occasione delle elezioni ma in ogni momento". Del resto, nella storia "ogni grande cambiamento è arrivato dalla gente. Noi, la gente, possiamo fare il cambiamento, ora". "Quindi ha rivolto l'ennesimo appello ad una "azione urgente perchè ci sono le chance per fermare lo scioglimento dei ghiacci, la deforestazione e gli eventi meteo estremi provocati dal riscaldamento globale".

Elencando alcuni numeri su inquinamento, uso di combustibili fossili e investimenti nel settore, Greta si è chiesta come non si possa avere un senso di panico. E ha aggiunto come siano ancora "vuote" le promesse fatte dai Paesi più ricchi "di ridurre o azzerare la Co2", anche di fronte ai disastri subiti dai Paesi più poveri e meno responsabili dei disastri climatici. Dunque, questi Paesi "non mostrano una leadership", ha sottolineato, piuttosto "ingannano" e continuano "a fare i loro business inquinando", in tanti modi anche commerciali con import ed export e trasporti aerei e via mare.

Ma ora, qui, "questi Stati hanno l'opportunità di negoziare le loro ambizioni", i loro interventi e i loro obiettivi di taglio di gas serra (Ndc) che l'anno prossimo devono rendere ufficiali alla Cop26. Ma la scienza dice che bisogna agire prima e una delle azioni è fare "veri tagli alla radice", ad esempio "abbandonando subito il carbone".

 

 

Cop 25: Greta, le emergenze climatiche hanno già effetto
"Le emergenze climatiche non sono qualcosa che avranno un impatto sul futuro, che avranno effetto sui bambini nati oggi una volta adulti, hanno già effetto sulle persone che vivono oggi". Lo ha affermato Greta Thunberg aprendo la conferenza stampa organizzata da Fridays for Future durante la Cop 25 in corso a Madrid. La conferenza stampa è iniziata in ritardo per la grande quantità di persone in coda per seguire l'attivista svedese, al punto che la sala è stata chiusa e poi riaperta solo ai giornalisti. "Abbiamo il dovere di usare l'attenzione dei media per la nostra piattaforma e per far sentire la nostra voce - ha aggiunto Greta, prima di dare la parola alla moderatrice Luisa Neubauer e ad alcuni attivisti da tutto il mondo, dall'Uganda al Cile, presenti alla conferenza stampa -. Noi, io e Luisa, non parleremo oggi, siamo privilegiate perchè le nostre storie sono state già dette, ma non sono le nostre storie che devono essere ascoltate ma quelle degli altri, soprattutto nel sud del mondo e nelle comunità indigene. Abbiamo creato questo evento come una sorta di piattaforma per condividere le storie che devono essere conosciute".


Il primo a prendere la parola dopo Greta, che ha anche ricordato l'importanza di "ascoltare le storie delle popolazioni indigene, che sono in prima linea nel subire gli effetti dei cambiamenti climatici", è stato un ragazzo proveniente dalle isole Marshall, alle prese con l'innalzamento delle acque. "Ci hanno detto che per resistere dobbiamo adattarci, andare più in alto - ha affermato - o che una soluzione che abbiamo è emigrare". Gli altri interventi hanno visto alternarsi ragazzi da tutto il mondo, dalle Filippine agli Usa al Cile. A prendere la parola anche un attivista russo, che ha ricordato come nel proprio paese sono state arrestate delle persone per aver partecipato alle proteste sul clima. Tra gli speaker anche una ragazza nativa americana, che ha ricordato le lotte in corso contro lo sfruttamento dei territori contro il volere degli indigeni. Il messaggio di tutti ai politici è stato la richiesta di avere più visibilità. "Chiediamo di essere ascoltati, perché nessuno più di noi sperimenta sulla propria pelle i danni dai cambiamenti climatici", ha ricordato ad esempio un'attivista dall'Uganda.

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