(ANSA) - TORINO, 25 GEN - La revisione dei termini per la
gestione degli acquedotti "è una decisione che va contro la
volontà popolare e che cancella qualsiasi dialogo con le
comunità. Si tratta di un ennesimo sopruso". Lo sostiene Franca
Biglio, sindaca di Marsaglia (Cuneo) e presidente nazionale di
Anpci, l'associazione dei piccoli Comuni d'Italia. "Ci risiamo:
- dice - non è servito il Referendum del 2011 con il quale gli
Italiani avevano ribadito con forza (oltre il 93% a favore) che
l'acqua è un bene pubblico e che tale deve rimanere. Il 15
dicembre scorso, con il solito 'blitz', è stato approvato un
emendamento che prevede una revisione, entro il 1° luglio 2022,
dei termini previsti dal dlgs 152/2006 che permetteva ai Comuni
di continuare a gestire i propri acquedotti. Qualora i criteri
previsti di qualità, esclusività delle fonti, ecc… non venissero
rispettati l'Autorità di Bacino potrà trasferire la competenza
della gestione ad un Ente o addirittura, e qui è il passaggio
più drastico, ad una società privata".
La presidente di Anpci ricorda che "molti sono i piccoli
comuni che gestiscono da decenni, ed in modo egregio, i loro
acquedotti. Hanno sempre investito sulla qualità, sui controlli
e sul servizio e il costo dell'acqua è di tre volte inferiore a
quello nei comuni dove gli acquedotti gestiti da altre società.
La gestione dell'acquedotto dà lavoro, crea risorse per il
Comune. Non si comprende perché lo Stato non recepisca il valore
di tale servizio. Ci opponiamo con forza a questo ennesimo
sopruso". (ANSA).
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