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Recovery: Legambiente, acqua un pilastro a cui dare fondi

Cinque proposte per il Piano nazionale di ripresa e resilienza

Redazione ANSA ROMA

L'acqua deve essere uno dei pilastri cui indirizzare le risorse del Recovery fund, attraverso un piano di investimenti destinato all'efficientamento e all'implementazione del Sistema Idrico Integrato, cioè l'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, fognatura e depurazione delle acque reflue. Lo propone Legambiente mettendo in campo cinque proposte affinchè l'acqua diventi uno dei pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

L'associazione indica "la necessità di ammodernare la rete di distribuzione dell'acqua potabile, porre fine alla cronica emergenza depurativa nel nostro Paese e separare le reti fognarie, tra acque di scarico e meteoriche, investire sulla ricerca e lo sviluppo di sistemi e impianti innovativi a partire dai digestori anaerobici per il trattamento dei fanghi e la produzione di biometano, introdurre incentivi e defiscalizzazione per la riqualificazione idrica degli edifici e degli spazi urbani, come avviene per l'efficientamento energetico e rafforzare la rete dei controlli ambientali con l'approvazione dei decreti attuativi previsti dalla legge 132 del 2016". Le proposte sono state lanciate nel corso della seconda edizione del "Forum Acqua: per un servizio idrico integrato sostenibile", organizzata dall'associazione ambientalista in collaborazione con Utilitalia e Celli Group, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Regione Lazio.

Legambiente ricorda che l'Italia è "ai primi posti in Europa e nel mondo per prelievi d'acqua potabile e consumo di minerale in bottiglia e fanalino di coda tra gli Stati Ue per tasso di investimenti nel settore idrico, con una media di 40 euro per abitante all'anno, secondo dati The European House-Ambrosetti. Ecco cosa spiega Andrea MInutolo, responsabile scientifico Legambiente




Il Belpaese, inoltre, deve fare i conti con i circa 425 milachilometri di infrastrutture della rete idrica obsolete, il 25% delle quali ha oltre 50 anni e il 60% supera i 30. C'è poi il capitolo perdite lungo la rete idrica: quelle maggiori si verificano nel Sud Italia, dove si disperdono 1,25 miliardi di metri cubi di acqua in più rispetto al Nord, pari alle esigenze idriche di 15 milioni di persone e le irregolarità nell'erogazione del servizio idrico interessano ben il 20,4% delle famiglie, di contro al 2,7% delle famiglie nel Settentrione. Nel Meridione c'è il maggiore grado di insoddisfazione per interruzioni della fornitura del servizio idrico, con picchi in Calabria (40,2%) e Sicilia (31,9%).

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