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Violenze in carcere, a gennaio testi eccellenti con Basentini

Violenze in carcere, a gennaio testi eccellenti con Basentini

Ex capo Dap riferirà sui pestaggi a Santa Maria Capua Vetere

CASERTA, 12 dicembre 2024, 15:23

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Verrà sentito l'ex capo del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini, alla ripresa (dopo la sosta natalizia) del maxi-processo per le violenze ai danni dei detenuti avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020.
    Esaurita la complicata fase delle testimonianze delle vittime del reato (oltre 100 i detenuti costituitisi parte civile), i pm Alessandro Milita, Daniela Pannone e Alessandra Pinto hanno infatti presentato l'elenco dei testi 'eccellenti', e il primo a dover ricostruire quella che fu la condotta della catena di comando sarà proprio l'allora capo del Dap, che peraltro non è mai stato indagato per tali fatti, al contrario dell'allora capo regionale del Dap in Campania Antonio Fullone, imputato nel processo per depistaggio.
    Nell'ultima udienza dell'anno è stato sentito un unico testimone, un marocchino che il 6 aprile non era presente nel reparto delle violenze (il Nilo), ma in un altro reparto; lo straniero ha iniziato l'esame lanciando accuse false agli agenti, "hanno ucciso un detenuto davanti a me e hanno fatto sparire il corpo" ha detto, ma il presidente del collegio di Corte d'Assise Roberto Donatiello ha sospeso l'udienza, e dopo oltre mezz'ora è tornato in aula disponendo una perizia psichiatrica sul teste. Qualche avvocato ha ipotizzato che il riferimento al detenuto ucciso potesse riguardare Hakimi Lamine, il recluso morto in carcere dopo quasi un mese di isolamento disposto in seguito ai pestaggi del 6 aprile, del cui decesso rispondono dodici imputati.

Di Hakimi aveva parlato la psicologa in servizio al carcere all’epoca dei fatti Maria Affinito, spiegando in aula di aver sottoscritto un verbale che lei sapeva essere falso in relazione al periodo di isolamento sofferto da Hakimi, che per la Procura si sarebbe protratto ben oltre i 15 giorni previsti. In sede di controesame però, l’avvocato Lia Colizzi, difensore di Maria Parenti, l’ex vicedirettrice che secondo l’accusa avrebbe fatto firmare con l’altro vicedirettore di allora Arturo Rubino quel verbale alla psicologa, ha provato a dimostrare che nel documento non erano scritte cose false, e che in particolare Hakimi come gli altri 13 detenuti non avrebbero sofferto dopo i pestaggi alcun periodo di isolamento come ipotizzato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Hakimi e gli altri reclusi erano stati portati al Reparto Danubio, dove di solito si fa l’isolamento, ma in quel periodo di pieno lockdown per il Covid, c’era una circolare che destinava il Danubio all’alloggio dei nuovi arrivati e dei lavoranti, destinando all’isolamento solo due celle, che peraltro non furono quelle utilizzate dai 14 detenuti. Anche la frase del verbale che per la Procura sarebbe falsa, ovvero che “non si era potuto dare seguito ai 15 giorni di esenzione dalle attività comuni per mancanza di posti in stanza singola”, un modo a detta dei pm per nascondere il fatto che i 14 erano stati messi in isolamento, è stata prima confermata in aula dalla Affinito, poi però la stessa psicologa, rispondendo alla Colizzi, ha ammesso che “l’esenzione dalle attività comuni è l’isolamento sono la stessa cosa”, e che va eseguita in stanza singola ma anche senza poter comunicare con gli altri”; cosa però non avvenuta, visto che i 14 detenuti posti al Danubio facevano i passeggi insieme e la spesa. Sempre sulla vicenda da Hakimi, in particolare del video mai trovato del colloquio via Teams tenuto con il detenuto algerino l’otto aprile, due giorni dopo i pestaggi, dal magistrato di sorveglianza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Marco Puglia., il difensore di alcuni agenti imputati, Carlo De Stavola, ha chiesto al presidente del collegio giudicante "che venga acquisito il computer dove il magistrato Puglia ebbe il colloquio con Hakimi, anche perché quando Puglia fu sentito in aula, in sede di controesame ha risposto alle mie domande dicendo di aver registrato il colloquio e aver inviato il file”. “Sembra che si vogliano fare delle insinuazioni” è intervenuta la pm Pannone; “Puglia – ha aggiunto - ha inviato una nota dicendo che il video di Hakimi non è stato trovato”; ma il legale ha insistito nella richiesta. 
   

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