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Fondazione Mezzogiorno, la legge sull'autonomia è inapplicabile

Fondazione Mezzogiorno, la legge sull'autonomia è inapplicabile

D'Amato:essenziale profonda revisione della riforma del titolo V

NAPOLI, 12 dicembre 2024, 21:23

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La Cassazione riconosce la legittimità del quesito referendario sull'abrogazione totale della legge per l'autonomia differenziata e ora la parola definitiva torna alla Corte Costituzionale, ma "indipendentemente dagli esiti dell'iter relativo al referendum", la Fondazione Mezzogiorno evidenza la "necessità di tenere fermo quanto stabilito dalla Consulta lo scorso 14 novembre e già affermato con gli studi prodotti dalla stessa Fondazione: così com'è la legge sull'Autonomia Differenziata è inapplicabile".
    La legge, si legge in una nota, è considerata inapplicabile "per diverse ragioni fondamentali indicate dalla sentenza e già presenti negli studi prodotti dalla Fondazione con esperti giuristi ed economisti". Ma nell'attuale quadro "non solo normativo, ma economico, politico e sociale", la Fondazione Mezzogiorno ritiene "urgente ed essenziale una profonda revisione del Titolo V della Costituzione, che ponga rimedio ai guasti introdotti con la legge 3/2001, con l'obiettivo di razionalizzare il riparto delle competenze tra Stato e Regioni, rivedere il quadro della finanza locale e introdurre meccanismi più chiari per il processo legislativo di differenziazione". E' poi necessario "reintrodurre un'attenzione specifica al Mezzogiorno, come destinatario di interventi speciali, per correggere le disparità territoriali esistenti".
    "È urgente ed essenziale una profonda revisione della riforma del titolo V del 2001, che ha prodotto disastri. Comunità Montane, Comuni, Regioni e Stato - afferma Antonio D'Amato, presidente della Fondazione Mezzogiorno - non possono essere messi tutti sullo stesso piano. Questo ha moltiplicato i poteri di veto, ha aumentato in maniera esponenziale la conflittualità anche sul piano della giustizia amministrativa, ha generato un effetto paralizzante sull'efficienza della burocrazia e della capacità dello Stato di affrontare i veri grandi problemi dei nostri territori e della nostra economia. Inoltre, le motivazioni di quel tempo sono radicalmente opposte a quelle attuali in cui c'è sempre più necessità di attuare politiche comuni non sono a livello nazionale, ma europeo e mondiale".
   
   

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