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Violenze in carcere, "scomparso video colloquio detenuto morto"

Violenze in carcere, "scomparso video colloquio detenuto morto"

CASERTA, 11 novembre 2024, 18:36

Redazione ANSA

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E' un giallo la questione del video del colloquio avuto dal magistrato di sorveglianza Marco Puglia con il detenuto algerino Lamine Hakimi quattro pochi giorni dopo i pestaggi commessi dai poliziotti penitenziari nei confronti di oltre 200 reclusi del Reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere; detenuto poi morto alcune settimane dopo nel reparto di isolamento dell'istituto carcerario, a detta della Procura per responsabilità di alcuni dei 105 imputati - poliziotti della Penitenziaria, funzionari del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e medici dell'Asl di Caserta - del maxi-processo in corso di svolgimento all'aula bunker annessa allo stesso carcere casertano.
    Il video si pensava dovesse essere nel fascicolo della Procura di Santa Maria Capua Vetere, e invece non è mai stato trovato, nonostante le istanze presentate già mesi fa dagli avvocati Giuseppe Stellato ed Edoardo Razzino, difensori dell'ex comandante della polizia penitenziaria nel carcere casertano al momento dei fatti, Gaetano Manganelli, che hanno chiesto alla Corte di disporre una perizia d'ufficio, lamentando l'incompletezza del materiale probatorio, visto che sono agli atti tutti i video dei colloqui svolti da Puglia il 10 aprile, e mancano solo gli otto minuti di Hakimi.
    Anche altri legali, come Carlo De Stavola, hanno chiesto alla Corte di muoversi sul punto. Ma oggi è giunta una novità importante, che rende più fitto il giallo, in quanto Puglia ha inviato una nota, letta in aula da Donatiello, in cui ha spiegato che il colloquio con Hakimi non è stato registrato in video. Mancherebbe agli atti dunque una prova ritenuta molto rilevante dalle difese, perché è proprio la morte di Hakimi che ha radicato la competenza della Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, e coloro che sarebbero responsabili del decesso, come Manganelli, rispondono di un apposito capo di imputazione - tortura con l'aggravante della morte della persona offesa - che può portare a pene molto pesanti (dai 30 anni all'ergastolo).
    Fu proprio il magistrato di sorveglianza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Marco Puglia a parlare il 10 aprile 2020, quattro giorni dopo le violenze, attraverso l'applicativo Teams con alcuni detenuti che dopo i fatti erano stati trasferiti in isolamento al reparto Danubio. Dopo aver registrato i colloqui, il magistrato li trasmise alla Procura, come ha egli stesso ammesso in aula al processo quando è stato sentito il 5 aprile 2023; ed in effetti tutti i video dei colloqui sono presenti nel fascicolo del pm tranne quello di Hakimi. Nel corso dell'udienza dell'8 novembre scorso, è stato proiettato anche un video del colloquio tra Puglia e il detenuto De Luca, al termine del quale il poliziotto penitenziario presente nella saletta dove i reclusi si collegavano con la piattaforma Teams, annunciava l'ingresso in sala di Hakimi, ma poi le immagini si fermano per riprendere otto minuti dopo con il detenuto D'Alessio, che sarà sentito dopo il maghrebino.
   
   

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