Sequestro di beni milionario del
Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza
di Napoli nei confronti dei componenti del cosiddetto "clan
delle aste", organizzazione camorristica irpina la cui esistenza
è stata sancita lo scorso 27 aprile dal Tribunale di Avellino al
termine del processo denominato "Aste Ok".
Il decreto di sequestro emesso dal gip di Napoli su richiesta
della Dda (pm Henry John Woodcock e Simona Rossi) riguarda 70
immobili, 26 terreni, 6 società, 3 autoveicoli e quasi 600 mila
euro riconducibili al gruppo malavitoso. Per i giudici irpini di
"Aste Ok" "i dati processuali acquisiti al termine del
dibattimento hanno restituito, con granitica certezza, la prova
dell'esistenza di un sodalizio di natura camorristica" distinto
dal "clan nuovo Partenio".
A farne parte, nella veste di promotori, organizzatori e
partecipi, sarebbero Nicola Galdieri, Livia Forte, Armando
Aprile, Modestino Forte (deceduto), Damiano Genovese, Carlo
Dello Russo e Beniamino Pagano, e come concorrenti esterni da
Gianluca Formisano e Antonio Barone.
Pur riconoscendo il ruolo di "antistato" e plurime estorsioni
ambientali, dopo oltre 2 anni e 6 mesi di dibattimento e 79
udienze, il Tribunale penale di Avellino ha ritrasmesso gli atti
alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per la nuova
imputazione e disposto la restituzione dei beni caduti in
sequestro nel corso dell'inchiesta condotta dal Nucleo
Investigativo dei Carabinieri di Avellino e dal Nucleo Pef della
Guardia di Finanza di Napoli.
Nei giorni scorsi la Procura partenopea ha notificato una
nuova informazione di garanzia agli indagati per una serie di
turbative d'asta e di estorsioni commesse tra il 2018 e il 2019.
In relazione all'esito giudiziario del 27 aprile i pm antimafia
Rossi e Woodcock hanno, però, presentato ricorso in Cassazione.
Oggi l'ennesimo capitolo della vicenda giudiziaria con il nuovo
sequestro dei beni del cosiddetto "clan delle aste".
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