Estorsione aggravata dal metodo
mafioso: è quanto la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
e i Carabinieri della Compagnia di Marano di Napoli contestano a
cinque persone tutte ritenute elementi di spicco del clan
camorristico "Amato-Pagano". Agli indagati sono stati notificati
altrettanti arresti in carcere.
Dalle indagini dei militari dell'arma è emerso che i cinque, nel
maggio 2019, avrebbero convocato un imprenditore per estorcergli
una tangente di 200mila euro. La vittime, impegnata nella
realizzazione di un supermercato a Melito di Napoli, grazie a
una trattativa, è riuscita a ottenere il pagamento, in più rate,
di pizzo da 80mila euro.
I destinatari delle misure cautelari emesse dal gip di Napoli su
richiesta della Procura sono Marco Liguori, detto
"Marchetiello", 38 anni, capo clan pro-tempore e nipote
acquisito del fondatore Raffaele Amato, tutt'ora detenuto in
regime di 41bis presso il carcere di Sassari; Fortunato Murolo,
52 anni, detto "Nanduccio/sasamen", cognato del più noto Elio
Amato, detenuto in regime di 41bis presso la Casa Circondariale
di Tolmezzo; Salvatore Chiarello, 51 anni, detto "Totore o'
boxer", affiliato storico al clan e referente sul territorio di
Melito di Napoli, attualmente detenuto presso il carcere di
Lecce; Nicola Schiavone, 38 anni, detto "Linuccio il Barbiere",
affiliato storico e referente del clan per le estorsioni sul
territorio di Mugnano di Napoli ed attualmente detenuto presso
il carcere di Cosenza; Domenico De Mase detto "Cap e vacca", 48
anni, affiliato storico e referente per le estorsioni sul
territorio di Mugnano di Napoli, allo stato sottoposto agli
arresti domiciliari.
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