"Le persone veramente creative non
devono avere nessuna paura, perché sanno che la creatività la
devono al dolore, al senso di inadeguatezza, alla vulnerabilità,
tutte cose che l'intelligenza artificiale non produce". Il
regista Pupi Avati lo ha detto all'apertura del Forum "Cinema,
Music and Artificial Intelligence: What is the Deal?" al 21esimo
Ischia Global Film and Music Festival che si interroga
quest'anno sui rischi per la creatività artistica, che potrebbe
essere 'sostituita' dall'uso spinto della tecnologia, e su
tematiche come il diritto d'autore e le rivendicazioni degli
sceneggiatori di Hollywood.
"L'Intelligenza artificiale è assertiva, è qualche cosa che
obbedisce a delle regole che sono primarie - riflette il regista
bolognese premiato a Ischia 'nel nome di Truman Capote', lo
scrittore americano che tanto amò l'isola verde - quindi chi
dovrà aver paura? Io sono certo che ci sarà una grande
selezione. I mestieranti, quelli che applicano le tecniche, ecco
questi probabilmente dovranno rivedere le loro posizioni. Chi
non avrà un mondo da raccontare, uno sguardo, una calligrafia,
un tono voce, potrà tornare probabilmente a fare l'impiegato
banca" dice con ironia.
"Rischi per la libertà intellettuale? Quando parlo di selezione,
penso soprattutto alla committenza. Il problema non è tanto
infatti chi esegue ma chi commissiona le cose, l'abbiamo capito,
soprattutto nel nostro paese questa committenza spesso non è
all'altezza di quello che fa. Esprime un ruolo e potere nei
riguardi di qualche cosa che non conosce. Sabino Cassese dice
una cosa meravigliosa: gli incompetenti al potere. Ecco, con
l'intelligenza artificiale ci sarà grande selezione perché gli
incompetenti non riusciranno più ad essere all'altezza di questo
tipo di interlocuzione. Insomma, si alzerà di livello".
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