(ANSA) - CASERTA, 30 MAR - Nel mezzo di una vertenza
provvisoriamente sospesa, come quella che coinvolge circa 190
lavoratori dello stabilimento di Marcianise (Caserta) della
multinazionale Jabil, arriva la notizia che la Jabil stessa è in
procinto di avviare un nuovo impianto di produzione in Croazia,
che dovrebbe creare più di 1.500 posti di lavoro. E i sindacati
protestano, in particolare le sigle dei metalmeccanici
Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms, che da anni denunciano il
rischio di ridimensionamento sempre maggiore del sito
marcianisano, che appena nel 2015 aveva in organico quasi mille
dipendenti, mentre oggi tra esodi incentivati e
reindustrializzazioni in altre aziende sono 430, ma secondo
l'azienda, con il licenziamento già annunciato dei circa 190
addetti (il numero di 190 si è ridotto per qualche esodo
volontario), dovrebbero arrivare a 250.
La vertenza è sospesa fino al 31 maggio, quando scadrà la
cassa integrazione prorogata di tre mesi a fine febbraio, e in
mancanza di alternative ai licenziamenti, la Jabil potrà
iniziare a licenziare. "Jabil motiva l'investimento - spiegano i
segretari dei quattro sindacati - perché c'è una crescita delle
energie rinnovabili, dei veicoli elettrici, della sanità, del 5G
e del cloud. Allora la domanda nasce spontanea: in Italia non
c'è la stessa necessità? Perché Jabil non investe anche in
Italia? I finanziamenti del PNRR non dovrebbero favorire gli
investimenti per una transizione ecologica e digitale? È sempre
più evidente - scrivono i sindacati - che il tessuto produttivo,
soprattutto qui nel mezzogiorno, si rilancia con una
programmazione di politiche industriali concrete e di
prospettiva, e non con progetti di reindustrializzazione
fallimentari e finanziati dalla multinazionale americana solo
per liberarsi dei lavoratori per poi abbandonare il territorio
dopo aver per anni acquisito e delocalizzato le produzioni.
Purtroppo iI grido di allarme lanciato dalle organizzazioni
sindacali non viene ascoltato e tutte le preoccupazioni di un
continuo peggioramento della situazione industriale ed
occupazionale del territorio prosegue nel silenzio delle
istituzioni. Le lavoratrici e i lavoratori del sito di
Marcianise hanno diritto di conoscere il proprio destino".
(ANSA).