(ANSA) - NAPOLI, 09 FEB - "L'Università deve essere il primo
luogo dove mettere in ampia discussione il modello del 41 bis.
La nostra occupazione dell'Orientale di Napoli nasce dalla
mobilitazione nazionale, in solidarietà con gli atenei di Roma e
Milano. Si tratta ormai di una mobilitazione generale che vede
le università in lotta con Cospito e contro il carcere duro e
l'ergastolo". Così Marta, membro del Collettivo Universitario,
spiega l'occupazione dell'ateneo napoltano, cominciata ieri e
che prosegue. Dal balcone dell'istituto pende lo striscione con
la scritta: "Orientale occupato contro 41bis - Alfredo libero".
"Ieri abbiamo tenuto qui - spiega la studentessa -
un'iniziativa pubblica con tanti studenti, gli attivisti dell'ex
Opg e altri comitati cittadini come quello contro il 41 bis;
abbiamo discusso di questa pena e dei problemi carcerari, una
situazione dura, che adesso vediamo attraverso la precarietà di
Cospito, che è oltre i 100 giorni di sciopero della fame. Alla
fine dell'assemblea abbiamo deciso che questa diventasse
permanente, con l'occupazione, per mettere in discussione cose
che sembrano normali, mentre non si riflette sulle condizioni
disumane, la violenza intollerabile e inaccettabile di questo
regime carcerario. Il 41 bis è stato condannato più volte anche
da Ue e da Amnesty. Si parla di uno strumento volto a combattere
mafia e camorra, ma noi le combattiamo ogni giorno, chiedendo
diritti sociali, casa, salute, istruzione e altri diritti negati
sui territori in cui, per questo, si insinuano le organizzazioni
criminali".
Nell'occupazione anche i giovani dell'Ex Opg 'Je so pazz' di
Napoli che, come spiega l'attivista Laura "porta solidarietà
agli studenti nell'assemblea permanente e nell'occupare
l'università, che deve tornare a essere luogo dove si discute di
attualità. Noi siamo già stati in corteo contro il 41 bis. Lo
stato si maschera per contrastare camorra e crimine organizzato
contro cui noi lottiamo ma troviamo grave dati come il 112% di
sovraffollamento nelle carceri, e i tanti suicidi nelle celle da
chi viene trattato per anni come un animale". (ANSA).