I Borbone ne parlavano con
entusiasmo, descrivendoli come vini "de' migliori del Regno,
così per loro qualità, e natura, come per la grata sensazione
che risvegliano nel palato". Tanto apprezzati che re Ferdinando
IV volle coltivarne le uve nei giardini della reggia di Caserta.
Ancor oggi le etichette di Pallagrello, originato dall'omonimo
vitigno, sono un esempio unico dell'enologia campana: anche
sotto il profilo della sostenibilità ambientale se, com'è vero,
nel 2019, l'azienda vitivinicola Tenuta Fontana di Pietrelcina
(BN) ha vinto un bando pubblico ideato per il ripristino dei
vigneti reali nel bosco di San Silvestro, all'interno della
reggia casertana, già oasi Wwf.
Il recupero della vigna ha preso il via dallo studio
preliminare dei suoli per scegliere il portinnesto più adatto al
tipo di terreno ed alle esposizioni presenti, cui hanno fatto
seguito la progettazione dei lavori e gestione agro-ambientale
biologica del vigneto stesso.
Un progetto che ha quindi reso possibile reimpiantare i
filari di Pallagrello bianco e nero, oggi coltivati secondo il
principio biologico: presente e passato intrecciati sia nel
piglio del metodo colturale sia in quello dell'affinamento, che
avviene in anfore di terracotta, utile a preservare le
caratteristiche organolettiche del vitigno.
L'aneddoto reale ha invece ispirato il nome delle bottiglie,
Oro Re, che ha avuto nel 2021 la sua prima vendemmia e, pochi
mesi dopo, il debutto al Vinitaly di Verona. Ora si fa il bis
con l'annata 2022.
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