Dopo l'annuncio dei 190
licenziamenti e la proclamazione dello stato di agitazione,
entra nel vivo, con l'esame congiunto della procedura tra
azienda e sindacati prevista per giovedì 29 settembre, la
seconda fase della vertenza riguardante lo stabilimento di
Marcianise (Caserta) della multinazionale americana Jabil. La
prima fase, iniziata nel giugno 2019, si era chiusa con circa
250 esuberi, quasi tutti lavoratori che hanno accettato di
lasciare Jabil ed essere reimpiegati in altre realtà produttive
secondo progetti di reindustrializzazione frutto di accordi
ratificati in sedi istituzionali (Ministero Attività Produttive
e Regione Campania), ma mai decollati; nella prima fase, tanto i
lavoratori fuoriusciti da Jabil che le aziende che li hanno
riassunti hanno preso sostanziosi incentivi da decine di
migliaia di euro dalla multinazionale dell'elettronica. Ci sono
stati quindi la pandemia e gli ammortizzatori Covid, di cui la
Jabil ha abbondantemente fatto uso, che hanno ritardato l'avvio
della seconda fase della vertenza, poi qualche giorno fa la
Jabil ha annunciato ulteriori 190 licenziamenti per arrivare ad
un organico di 250 dipendenti.
Giovedì dunque ci sarà il primo incontro tra i vertici Jabil
e i sindacati, ma in videoconferenza; una modalità criticata dai
rappresentanti dei lavoratori. In una nota, i delegati sindacali
aziendali affermano di non comprendere "la formula di confronto
scelta dalla Direzione (remoto), soprattutto in un momento
delicatissimo come questo in cui il negoziato necessita di
presenza e del coraggio necessario di 'metterci la faccia'. Il
sindacato non si nasconde e continua a denunciare
l'atteggiamento provocatorio di questa Azienda che, da tempo, si
sottrae ad un concreto confronto che metta in sicurezza il sito
e le professionalità che esso esprime senza ridursi ad una mera
e continua minaccia sul nostro futuro". Dopo l'incontro ci sarà
un'assemblea con i lavoratori.
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