(ANSA) - NAPOLI, 07 APR - Non solo altarini e murales: "è
sempre più frequente l'uso dei social network per condividere
messaggi testuali e frammenti audiovisivi espliciti di
ispirazione camorristici". A sottolinearlo, nella relazione per
il primo semestre 2021, è la Direzione Investigativa Antimafia
che rileva come "forte è il rischio che l'identità mafiosa possa
prendere il sopravvento anche attraverso la credibilità e
l'autorevolezza del profilo social che esalta e diffonde la
reputazione criminale del soggetto con lo status di uomo di
camorra". "L'esistenza di uno stretto legame tra gruppi in
un'unica alleanza - spiega la relazione - viene sempre più
spesso dimostrato dai post sui social. Attraverso fotografie e
post gli affiliati alle organizzazioni criminali ostenterebbero
infatti l'appartenenza al gruppo e commenterebbero le azioni di
fuoco". Così, "l'esaltazione del potere criminale del proprio
gruppo unita alla pratica diffusa dell'ostentazione ricorrente
fornirebbero un chiaro quadro della perversa sottocultura
mafiosa con cui la camorra tenta di imporre la propria
affermazione sul territorio". "In questa dimensione
socio-culturale - rileva la relazione - non vanno sottovalutati
i fenomeni di violenza urbana ad opera di bande che soprattutto
nel territorio partenopeo tentano di inserirsi nelle logiche
della spartizione delle piazze di spaccio e delle estorsioni.
Nella relazione è stato anche rilevato un numero di rapine nei
confronti dei rider aggrediti nei diversi quartieri napoletani.
Nel capoluogo partenopeo, come evidenziato in più occasioni dal
procuratore Giovanni Melillo, "gli equilibri criminali
costituiscono sempre espressione di un più ampio progetto
riconducibile a due sole organizzazioni criminali: l'Alleanza di
Secondigliano e il clan Mazzarella". In tutta la regione,
inoltre, "il coinvolgimento di minori in eventi criminosi
starebbe registrando una significativa evoluzione per numero e
tipologia di eventi delittuosi di cui gli stessi minori
risultano non solo vittime ma talvolta protagonisti per motivi
derivanti dalla loro condizione sia di tossicodipendenza, sia di
affiliazione a famiglie di camorra". (ANSA).
Camorra: Dia, non solo altarini, clan puntano a fama su social
"Per diffondere ed esaltare la reputazione criminale"
