Una "vera e propria miniera di oro
nero" sull'asse Campania-Puglia, con "rilevantissimi profitti"
per i clan - quello dei casalesi e quello dei tarantini - che
hanno raggiunto i 30 milioni all'anno: sono due degli aspetti
principali dell'inchiesta su frodi nel commercio dei carburanti
delle direzioni distrettuali antimafia di Potenza e Lecce che,
stamani, hanno portato in carcere 26 persone, undici ai
domiciliari, oltre alla notifica di sei divieti di dimora.
Prima conclusione raggiunta: la criminalità organizzata si
finanzia "se non in via esclusiva, in via assolutamente
prevalente", col traffico di droga e il contrabbando, "in
proporzioni gigantesche, cui mai si era arrivati nel passato".
Nel corso della conferenza stampa sull'operazione "La febbre
dell'oro nero", che si è tenuta nel Palazzo di giustizia del
capoluogo lucano, il procuratore nazionale antimafia, Federico
Cafiero De Raho, in videocollegamento, ha evidenziato che
"l'infiltrazione mafiosa nel settore della commercializzazione
degli idrocarburi è uno degli aspetti più significativi
dell'evoluzione dei gruppi criminali".
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