Hanno consegnato le chiavi delle
loro strutture perché non riescono ad andare avanti e temono
che, un nuovo lockdown possa causare il fallimento. Sono i
titolari e i gestori delle attività ricettive extra-alberghiero
che operano con il codice fiscale, riuniti in un comitato, che
hanno protestato oggi davanti alla sede della Regione Campania,
a Napoli.
"Il Decreto Ristori comprende anche i B&B, ma noi qui in
Campania restiamo fuori - spiega Fabrizio, titolare di un bed
and breakfast nel centro della città - perché qui, unico caso in
Italia, la normativa regionale non prevede B&B con partita Iva".
In Campania, infatti, il bed and breakfast è considerata, ai
sensi della legge regionale, un'attività integrativa del reddito
che può essere condotta da una persona fisica, ma non da una
partita Iva. "Non abbiamo in sostanza - sottolinea - lavorando
con i nostri codici fiscali, la possibilità di accedere ai
sostegni messi in campo".
Durante il lockdown, per far fronte alle spese, "abbiamo attinto
ai nostri risparmi". "Ora - aggiunge - veniamo dalla
devastazione, non possiamo reggere ancora".
Nel 2019, fanno sapere, oltre il 10% del Pil della Regione
Campania è stato generato da questo comparto.
Il settore extra alberghiero di Napoli è costituito
principalmente da imprese a carattere familiare, operatori che
gestiscono grazie a regolari licenze amministrative e sanitarie
strutture come Affittacamere, B&B o Case Vacanza.
"Il Comune di Napoli prevede e incassa da tutti il pagamento di
tributi locali maggiorati, la questura riceve la regolare e
puntuale denuncia di ogni ospite e lo Stato il pagamento di una
tassazione che varia da categoria a categoria - sottolineano -
Eppure, nel momento dei ristori, si creano differenze per chi
lavora con la partita Iva e quelli che operano con il codice
fiscale, per questi ultimi non è previsto nulla".
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