Per eliminare tracce di polvere da
sparo dal suo corpo, il killer Giuseppe Simioli del clan
Polverino, dopo l'omicidio di Giuseppe Candela, detto "Peppe
tredici anni", si recò, con lo "specchiettista" Salvatore
Liccardi, a casa della sorella di Roberto Perrone, affiliato al
clan e poi diventato collaboratore di giustizia, per farsi una
sauna.
La circostanza emerge dall'interrogatorio reso dallo stesso
Roberto Perrone. Il sicario non fece in tempo a cambiarsi i
vestiti prima dell'omicidio e temeva di essere stato ripreso
dalle telecamere di un istituto bancario dove si era recato su
indicazione dello "specchiettista" (cioè di colui che doveva
segnalare la presenza dell'obiettivo) mezz'ora prima
dell'agguato.
Dopo l'assassinio di Candela, Simioli, temendo di poter
essere individuato dalle forze dell'ordine proprio grazie a
quelle immagini, andò a farsi una sauna per eliminare eventuali
residui degli spari.
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