(ANSA) - COSENZA, 16 GIU - Un lavoro che c'è ma non si riesce
a dare. Le polemiche degli ultimi mesi mosse da imprenditori
noti e meno noti, sembrano trovare conferma nel dato statistico.
Un gap tra domanda e offerta di lavoro sempre più ampio che le
imprese riescono a colmare con non poche difficoltà. A
confermarlo l'indagine svolta dal centro studi di Confcommercio
Calabria condotta su un campione di 230 imprese attive nel
terziario, di cui poco meno della metà con sede in provincia di
Cosenza (48%). Si tratta per lo più di imprese di piccole
dimensioni. Il 51,6% di loro infatti impiega da 1 a 3
dipendenti.
L'obiettivo del sondaggio era quello di far emergere quale
fosse il livello di domanda e quali siano le cause che, secondo
gli imprenditori, rendono difficile l'occupare i posti di
lavoro. Dal dossier emerge chiaro come il 52,6% delle imprese
vuole assumere, ma di queste 8 su 10 non trovano dipendenti
nonostante la volontà di incrementare il proprio organico fino
al 10% degli impiegati attuali. Servizi (23,2%) dettaglio
alimentare (20%), ristorazione (17,9%) e ricettività (12%) sono
le aree con le più alte previsioni di nuovi addetti entro il
2022, spinte anche dalla voglia di riportare il giro d'affari ai
livelli pre-pandemici. Alla domanda se nel corso di quest'anno
prevede un incremento del giro d'affari quest'anno, infatti, il
56,8% ha risposto "si", mentre il 26,3% non prevede variazioni e
il 16,8% invece prevede un decremento. Tutti dati che spingono
le imprese alla ricerca di personale. Tra le figure più
richieste spiccano: commessi, addetti alla reception,
banconisti, responsabili di sala, cuochi, aiuto cuoco,
camerieri, addetti alla segreteria, informatici, operai.
Posti che rischiano di rimanere vacanti soprattutto in ambito
ristorativo/alberghiero, dove il quasi il 70% delle imprese
lamenta la forte difficoltà nel reperimento di nuove risorse
umane. In merito alle cause alle quali è legata la difficoltà di
reperire personale, secondo il campione intervistato, troviamo
la mancanza di competenze di base (49,5%), indisponibilità a
lasciare il reddito di cittadinanza (48,5%), scarso interesse
per la mansione proposta (35,8%), indisponibilità a orari/giorni
proposti (23,2%), retribuzione giudicata troppo bassa (20%).
"Nonostante lo scenario non molto rassicurante che ci
circonda, guerra in Ucraina, caro energia, crescita
dell'inflazione e calo dei consumi - è l'analisi del presidente
di Confcommercio Calabria Klaus Algieri - molte delle imprese
del terziario credono fortemente nella ripresa e vogliono
investire nel personale. Tuttavia ci sono dei fattori che
rendono quest'investimento difficile, come dimostrano i dati.
Mancanza delle giuste competenze e reddito di cittadinanza su
tutti. Tuttavia, questo non ci deve portare a demonizzare misure
di sostegno come appunto il reddito di cittadinanza, ma ci
devono spingere ad una riflessione seria. Forse è giunto il
momento di apportare dei correttivi allo strumento per renderlo
più flessibile. Vanno riviste più in generale anche le politiche
per il lavoro. Servono più formazione e incentivi maggiori per
chi assume, solo così si riuscirà a ridurre il gap. Inoltre-
aggiunge Algieri - dobbiamo anche fare una riflessione noi
imprese. Dobbiamo cominciare ad analizzare con attenzione
l'universo dei giovani, le loro aspettative, il loro modo di
ragionare, sempre più mutevole e imprevedibile e capire cosa li
attrae e cosa no. Perché quando un problema comincia a diventare
irrisolvibile l'unica soluzione è innovare l'approccio al
problema. E questo noi imprenditori lo sappiamo meglio di
chiunque altro. Spero e conto, dunque, sul fatto che cominceremo
a guardare anche a quello che possiamo fare noi, per tornare ad
essere desiderabili agli occhi dei tanti che sembrano snobbare
le nostre offerte di lavoro, e non solo a lamentarci dei pur
tanti fattori che le indeboliscono". (ANSA).
Confcommercio Calabria, posti lavoro ci sono,manca personale
Algieri, imprese guardino con occhi diversi al mondo del lavoro
