(ANSA) - COSENZA, 20 APR - Dopo due anni di assenza torna la
giornata di mobilitazione nazionale "Legalità ci piace", ideata
da Confcommercio, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare
l'opinione pubblica sui fenomeni illegali che colpiscono la vita
delle imprese.
Secondo la consueta indagine svolta dal centro studi di
Confcommercio, l'usura, oltre ad essere percepita come il reato
che registra il maggiore aumento, è anche un fenomeno che
penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita.
"Un dato preoccupante - ha commentato il presidente di
Confcommercio Calabria, Klaus Algieri - soprattutto nel post
pandemia, in cui le imprese sono fragili e vulnerabili a causa
delle difficoltà che hanno dovuto sopportare in questi anni. Per
contrastare questo fenomeno, e più in generale tutti i fenomeni
illegali, è necessario un rafforzamento della collaborazione tra
istituzioni, forze dell'ordine e realtà associative. Non
dobbiamo lasciare soli in questa lotta gli imprenditori.
Dobbiamo incoraggiarli a denunciare e supportarli nel post
denuncia con tutele adeguate. Solo così riusciremo ad avere
un'economia più sana e più forte".
In base a quanto emerge dall'indagine di Confcommercio su usura
e fenomeni illegali, quasi il 12% delle imprese del terziario di
mercato ha percepito nel 2021, sul piano nazionale, un
peggioramento dei livelli di sicurezza. L'usura è il fenomeno
criminale percepito in maggior aumento dal 27% degli
imprenditori del terziario di mercato intervistati. Il trend è
più marcato nelle grandi città e nel sud, dove l'usura è
indicata in aumento dal 30% delle imprese. Il racket è in
crescita per il 21% degli imprenditori intervistati. L'11% degli
imprenditori che hanno partecipato all'indagine, sempre sul
piano nazionale, ha affermato di avere avuto notizia diretta di
episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Il
17,7% degli stessi imprenditori, inoltre, è "molto preoccupato"
per il rischio di esposizione ad usura e racket. Un timore che è
più elevato nelle grandi città e nel sud. Di fronte all'usura e
al racket, il 58,4% degli imprenditori intervistati ritiene che
si dovrebbe denunciare, mentre il 33,6% dichiara che non
saprebbe cosa fare e il 6,4% pensa di non poter fare nulla. Si
tratta di dati, comunquem che sono più marcati nel sud.
Nel Mezzogiorno e nelle isole le imprese del terziario di
mercato che hanno percepito nel 2021 un peggioramento dei
livelli di sicurezza sono il 16,6%, valore più elevato rispetto
alla media nazionale, che é pari all'11,8%. L'usura è il
fenomeno criminale percepito in maggiore crescita dal 30% degli
imprenditori del terziario di mercato, dato superiore alla media
nazionale, che é il 27%. ll racket è in crescita per il 22%
delle imprese, con un punto in percentuale in più rispetto alla
media nazionale, che é il 23%. In generale, nel Mezzogiorno
l'andamento di tutti i fenomeni criminali rilevati risulta in
maggior crescita rispetto alla media nazionale. L'8,3% degli
imprenditori, inoltre, ha avuto notizia diretta di fenomeni di
usura o di estorsione nella propria zona di attività. Un dato
che risulta inferiore rispetto a quello nazionale, che é pari
all'11%. La percentuale di imprenditori che si dicono "molto
preoccupati" per il rischio di esposizione a fenomeni di usura e
racket nella zona in cui operano è il 19,1%, dato superiore alla
media nazionale, che é pari al 17,7%.
Di fronte a fenomeni di usura e racket, il 66,7% delle imprese
del Sud ritiene che si dovrebbe denunciare (valore superiore
alla media nazionale, che é il 58,4%), mentre il 41% dichiara
che non saprebbe cosa fare (dato più elevato rispetto alla media
nazionale, pari al 33,6%).
Il 20% delle imprese del sud e delle isole ritiene, inoltre, che
nell'ultimo biennio la qualità della vita nei centri urbani sia
peggiorata, mentre la media nazionale è il 19,9%. Quanto al
degrado urbano, il 45,3% degli imprenditori del sud intervistati
ritiene degradati i centri di piccole dimensioni (comuni con
meno di 10 mila abitanti). Dato decisamente superiore rispetto a
quello nazionale, che é il 27,9%. Rispetto ai centri più grandi,
comuni cioè con più di 10 mila abitanti, il 54% delle imprese
del sud considera degradate le periferie (il dato nazionale è il
47,1%), mentre il 33,3% giudica degradati i centri storici (dato
nazionale 21,6%).
Secondo le stime dell'Ufficio studi di Confcommercio, almeno 30
mila imprese del commercio, della ristorazione e della
ricettività sono oggi ad elevato rischio di usura. L'illegalità
costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi, sempre
sul piano nazionale, quasi 31 miliardi di euro e mette a rischio
circa 200 mila posti di lavoro. La perdita annua in termini di
fatturato e di valore aggiunto è pari al 6,3%. In dettaglio,
l'abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro,
l'abusivismo nella ristorazione 4,8 miliardi, la contraffazione
4,1 miliardi ed il taccheggio 4,3 miliardi. Gli altri costi
della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive)
ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8
miliardi. (ANSA).
Usura: Algieri, è la vera piaga del post pandemia
Emerge da dati Confcommercio in giornata "Legalità ci piace"
