Il processo "'Ndrangheta
stragista" arriverà in Cassazione il prossimo 16 dicembre.
Davanti alla Sesta sezione della Suprema corte, infatti, è stata
fissata l'udienza in cui si discuterà del riscorso presentato
dai difensori del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano e di
Rocco Santo Filippone, ritenuto esponente della cosca Piromalli
di Gioia Tauro, condannati entrambi all'ergastolo.
Graviano e Filippone sono accusati del duplice omicidio dei
carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, vittime di un
agguato il 18 gennaio del 1994 lungo l'autostrada Salerno-Reggio
Calabria, all'altezza dello svincolo di Scilla.
Nelle motivazioni della sentenza della Corte d'assise d'appello
di Reggio Calabria, condividendo l'impianto accusatorio
sostenuto dai pubblici ministeri Giuseppe Lombardo e Walter
Ignazitto, sono stati sottolineati "gli accertati intrecci che
negli anni si sono dipanati tra organizzazioni criminali e
ambienti massonici e politici, in un'evidente convergenza e
commistione di interessi che mirava al comune intento di
destabilizzare lo Stato e sostituire la vecchia classe dirigente
che, agli occhi dei predetti, non aveva soddisfatto i loro
'desiderata'".
Gli avvocati Giuseppe Aloisio e Federico Vianelli, difensori di
Graviano, chiedono che la Cassazione annulli la sentenza della
Corte d'assise d'appello e, nel loro ricorso, oltre a sostenere
che la motivazione della pronuncia è "contraddittoria e
illogica", contestano le dichiarazioni dei collaboratori di
giustizia Gaspare Spatuzza, Antonino Lo Giudice e Consolato
Villani. Dichiarazioni in riferimento alle quali, secondo i
legali di Graviano, "la Corte ha omesso di vagliare
l'attendibilità dei collaboratori, nonché la costanza e la
convergenza delle loro propalazioni".
In occasione della stessa udienza del 16 dicembre sarà discusso
anche il ricorso presentato degli avvocati Guido Contestabile e
Salvatore Staiano, difensori di Rocco Santo Filippone.
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