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Ndrangheta:lupara bianca e estorsioni,12 fermi nel crotonese

Ndrangheta

Ndrangheta:lupara bianca e estorsioni,12 fermi nel crotonese

Gratteri, stavano per uccidere, avevano già dissotterrato armi

CATANZARO, 25 gennaio 2021, 13:59

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un'operazione è stata condotta dai carabinieri tra Petilia Policastro e Bussolengo (Verona) per l'esecuzione di 12 fermi. Le accuse, a vario titolo, sono associazione mafiosa di tipo 'ndranghetistico, omicidio, estorsioni, usura, delitti in materia di armi, furti, danneggiamenti seguiti da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso. I fermi sono stati eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone, con il supporto di personale del Comando provinciale di Verona, dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria. L'inchiesta avrebbe fatto luce anche su un caso di lupara bianca, l'omicidio del bracciante agricolo Massimo Vona, scomparso all'età di 44 anni il 30 ottobre 2018. Massimo Vona, cugino di Valentino Vona, il 25enne ucciso nel 2012 in località Marrate di Petilia, il 30 ottobre 2018, dopo aver pranzato in famiglia, è uscito per andare in campagna, e da quel momento non ha dato più sue notizie. Secondo la ricostruzione dell'accusa, la vittima era stata attirata in un'azienda agricola in località "Scardiato" di Petilia Policastro, con il falso pretesto di "consegnargli" i responsabili dell'incendio appiccato nel 2016 in danno del suo capannone. Giunto sil posto sarebbe stato ucciso con almeno due colpi di arma da fuoco dall'assassino che lo attendeva unitamente ad altri soggetti allo stato sconosciuti. L'auto di Vona, completamente bruciata, fu ritrovata l'8 novembre 2018. "Avevano già dissotterrato le armi e si accingevano a usarle a compiere un omicidio. Non potevamo aspettare altrimenti l'indagine sarebbe proseguita". Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha spiegato perché è stato necessario procedere con il fermo. "Nel corso di questa indagine, fatta molto bene dai carabinieri di Crotone e coordinata dai pm Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino - ha aggiunto Gratteri - abbiamo più volte documentato riti di affiliazione, riunioni di 'ndrangheta, e il fatto che i soldi di molte estorsioni fatte a villaggi come il Palumbo Sila o imprenditori dell'alto crotonese venivano poi versati nella bacinella del sodalizio. Nel corso delle intercettazioni si parla di una grande disponibilità di armi, tra le quali mitra e kalashnikov".
   

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