Cancellare il 'Jobs act', il tetto
massimo dell'indennizzo in caso di licenziamenti illegittimi,
l'abuso di contratti a termine senza causali, la
deresponsabilizzazione delle ditte committenti in caso di
subappalti: sono questi gli obiettivi dei quattro quesiti
referendari che si è prefissa la Cgil attraverso la raccolta
firme, per un referendum abrogativo, che è iniziata stamani
anche a Potenza.
Le finalità sono state illustrate ai giornalisti dal
segretario generale della Camera del Lavoro Cgil Potenza,
Vincenzo Esposito, dinanzi alla sede dell'Università della
Basilicata. "Si tratta di norme che tutelano il precariato e
minano la sicurezza dei lavoratori - ha detto - e che la Cgil
intende far abrogare, ponendosi come obiettivo in Italia il
raggiungimento di un milione e mezzo di firme che sarà
propedeutica a una campagna elettorale che dovrà portare al voto
25 milioni di italiani".
La Cgil ha poi annunciato, per il prossimo 10 maggio,
assemblee in tutti i luoghi di lavoro "per illustrare le ragioni
del referendum che vuole azzerare la frammentarietà del lavoro".
Secondo i dati dell'Ires Cgil, rispetto al 2019 la Basilicata
segna un più 3,5 per cento nell'occupazione, con settemila
lavoratori in più ma con gravi squilibri settoriali, per
tipologia contrattuale e per età: i lavoratori giovani sono il
21,7 per cento del totale (in Italia il 23,3 per cento). Il
13,4 per cento delle nuove assunzioni nei primi nove mesi del
2023 è con contratto a tempo indeterminato; più della metà a
tempo determinato e quasi un terzo con contratti stagionali,
intermittenti, in somministrazione.
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