Il sistema sanitario pubblico
regionale è ritenuto, dal 75,5 per cento dei lucani
interpellati, "peggiorato rispetto al passato", "pessime sono
giudicate le liste d'attesadall'87,9 per cento degli
intervistati e il 33,9 per cento ha fatto ricorso a cure fuori
dal territorio della Basilicata. E' quanto emerso dai dati di
"Il diritto ad essere curati", la campagna di ascolto sulla
sanità lucana avviata ad aprile scorso dallo Spi Cgil
Basilicata, presentata oggi a Senise (Potenza), nella prima
tappa della "Festa di LiberEtà".
Sono state coinvolte 4.100 persone, ascoltate nei 118 comuni
compresi nei nove Ambiti sociosanitari regionali. La percentuale
di chi si cura fuori regione si abbassa quando c'è una capacità
economica per nucleo familiare al di sotto dei mille euro
mensili (27,5 per cento), mentre è un po' più alta (38,7 per
cento) laddove ci sono più di quattromila euro mensili. E la
migrazione sanitaria è motivata dai consigli di un medico (30
per cento), dai tempi di attesa meno lunghi (25 per cento) e
dalla percezione di una migliore organizzazione delle strutture
sanitarie fuori regione (21,4 per cento). E' emerso poi che i
tempi di attesa tra prenotazione e visita solo nel 9,4 per cento
dei casi sono inferiori a un mese, ma arrivano a superare i sei
mesi per il 25,2 per cento dei casi.
"Sostenere il percorso di rafforzamento della sanità lucana
partendo dalle esigenze delle persone e delle comunità è
l'obiettivo della campagna di ascolto", ha spiegato il
segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa. Le
prossime tappe della Festa di LiberEtà si terranno il 28
settembre a Matera e il 5 ottobre a Potenza, con la
partecipazione del segretario generale dello Spi Cgil nazionale
Ivan Predetti.
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