A ventilare questa ipotesi e' il segretario generale del Consiglio d'Europa, presidente del Com,itato Nobel quando il Premio venne assegnato a Obama, il norvegese Thorbjiorn Jagland.
Se avranno successo le trattative avviate da Natale da Ankara con il leader storico dei separatisti del Pkk Abdullah Ocalan, detenuto nell'isola carcere di Imrali, il premier turco sara' un candidato serio al Nobel, ha detto Jagland a Milliyet.
Poco filtra sul contenuto reale delle trattative in corso fra Ocalan e il capo dei servizi segreti del Mit Hakan Fidan. Ma le aspettative, in Turchia e all'estero, sono molto forti. Erdogan si e' detto piu' volte determinato ad arrivare a un accordo che ponga fine a un conflitto che in 30 anni ha fatto 35mila morti ed e' costato 400 miliardi di dollari tolti allo sviluppo del paese. Il vicepremier turco Bulent Arinc ha detto oggi che non c'e' una soluzione militare. ''Se potesse essere risolto con i fucili e le bombe, lo sarebbe stato negli anni 1990''.
La gente in Turchia attende molto dalle trattative di Imrali.
L'ultima offensiva lanciata la primavera scorsa dal Pkk nel Kurdistan turco e' stata una delle piu' sanguinose da 30 anni.
Le bare dei 'Mehmet', come vengono chiamati i giovani coscritti turchi, si sono accumulate, traumatizzando la popolazione. Che ora appoggia con decisione la scelta di Erdogan di aprire le trattative con Ocalan. Il momento sembra favorevole. I curdi turchi vedono con euforia formarsi nel nord-est della Siria con il favore della guerra civile una regione curda piu' o meno autonoma, dopo quella che si e' gia' costituita nel Nord Iraq. E il 'sultano' Erdogan vuole essere eletto capo dello stato l'anno prossimo con una riforma presidenziale della costituzione. Se diventera' l'uomo che avra' posto fine alla scia di sangue del Kurdistan, il duplice obiettivo difficilmente gli sfuggira', forse con un Nobel. La stampa turca cita diversi punti di accordo che sarebbero gia' stati raggiunti con Ocalan. Non ci sono naturalmente conferme. Il vicepremier Arinc si e' lamentato oggi che ''si parli troppo'' dei negoziati, aggiungendo che ''tutti dovrebbero stare zitti'' per facilitare le trattative. In una prima fase, dice oggi il quotidiano Sozcu, il Pkk ritirerebbe i propri miliziani dal territorio turco, verso Iraq e Siria.
Verrebbe dichiarata una tregua. La Turchia libererebbe le migliaia di politici, intellettuali, sindacalisti, giornalisti arrestati nel quadro di inchieste sull'Unione delle Comunita' Curde Kck, asccusata di essere l'ala politica del Pkk. E Erdogan si impegnerebbe a cambiare la costituzione per dare uno statuto di autonomia, in seno allo stato turco, al Kurdistan. (ANSAmed).