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Federagenti, lo sviluppo dei traffici passa dal Mediterraneo

'Lo spostamento dell'asse a Sud scommessa per i porti italiani'

15 marzo 2023, 15:37

Redazione ANSA

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Alessandro Santi, presidente di Federagenti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro Santi, presidente di Federagenti -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessandro Santi, presidente di Federagenti - RIPRODUZIONE RISERVATA

GENOVA - C'è una serie di fenomeni finora poco analizzati, che rende credibile per la prima volta uno spostamento verso il Mediterraneo dell'asse di gravitazione dei traffici europei, che aprirebbe all'Italia e alla sua portualità nuovi orizzonti, anche se la partita è tutta da giocare. Federagenti, la federazione degli agenti marittimi guidata da Alessandro Santi, ha acceso i riflettori, con l'assemblea di questa mattina a Roma, sulla costa sud del Mediterraneo con un'analisi realizzata dal Centro di analisi e consulenza strategica Giuseppe Bono che racconta cosa sta succedendo in Marocco, Egitto e Turchia, i progetti già realizzati e gli investimenti in corso, che potrebbero spostare appunto a sud la rotta dei traffici.

"L'Italia conta nel mondo se conta nel Mediterraneo", ha detto il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci in apertura dei lavori. Ad aprire nuove prospettive non è tanto la flessione dei traffici del Nord Europa, quanto l'attivismo industriale, logistico e commerciale dei Paesi dell'area Medio Oriente e Nord Africa "a contrassegnare un momento di trasformazione probabilmente epocale, innescato dal Covid, dal tracollo della globalizzazione e sfociato in un fenomeno di reshoring di attività industriali che Paesi come il Marocco o l'Egitto stanno sfruttando con una velocità di reazione che non ha precedenti", spiega una nota di Federagenti.

Per i porti italiani è l'occasione da cogliere per lo sviluppo futuro, con la consapevolezza che ci sono due ostacoli: "da un lato, una Unione europea che persevera nella sua impostazione nord centrica, dall'altro la lentezza e farraginosità di un sistema burocratico e decisionale che non si concilia con lo sviluppo in atto nella sponda Sud". Ma lo studio presentato da Massimo Ponzellini, presidente e ad del Centro Giuseppe Bono, evidenzia tutte le potenzialità, a partire dalla rapidità con cui in Nord Africa si sta investendo su nuove infrastrutture destinate a radicare attività industriali in zone franche efficienti, traffici e produzione di energia verde.

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