Il relitto è il primo del suo genere ad essere scoperto vicino alla costa del Maghreb e potrebbe essere quello di un vascello di pirati barbareschi, e cioè delle terre di confine ottomane costituite dalle reggenze di Algeri, Tunisi e Tripoli, così come dal Sultanato del Marocco dal XVI al XIX secolo. Così ritiene l'archeologo marittimo Sean Kingsley, caporedattore della rivista Wreckwatch che ha coordinato le ricerche e che data il vascello al XVII secolo. Pesantemente armata, dunque, ma truccata da nave mercantile, visto che aveva a bordo anche pentole e padelle, che si ritiene siano state prodotte ad Algeri, bottiglie di liquore in vetro provenienti dal Belgio o dalla Germania e tazze da tè dalla Turchia ottomana. Si ipotizza fosse diretta verso la costa africana per prendere a bordo schiavi.
Il relitto era stato localizzato per la prima volta nel 2005, durante la ricerca dei resti di una nave da guerra inglese da 80 cannoni HMS Sussex, persa nella zona nel 1694. Ora la missione che lo riportato alla luce e che ha permesso di testimoniare con questo ritrovamento un capitolo noto della storia del Mediterraneo, ma con poche testimonianze. I corsari barbareschi, che operavano da Algeri, allora parte dell'Impero ottomano, furono una forza dominante dal XV all'inizio del XIX secolo.
Erano noti per le loro incursioni su navi europee e assalti alle città costiere. Riducevano in schiavitù i loro prigionieri per venderli nei mercati degli schiavi nordafricani.
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