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Libano, l'esercito perde i pezzi sotto i colpi della crisi

C'è chi consegna pizze a domicilio e chi cerca lavoro all'Onu

16 marzo 2023, 15:42

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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(di Lorenzo Trombetta) (ANSAmed) - BEIRUT, 16 MAR - Il sergente libanese Hussam di sera consegna pizze a domicilio a bordo del suo scooter alla periferia di Beirut, dopo che al mattino ha fatto la guardia, con indosso la divisa, agli ingressi di una delle caserme del disastrato esercito del Libano, Paese afflitto da tre anni dalla peggiore crisi finanziaria della sua storia.

Prima del crollo del valore della lira locale tra il 2019 e il 2020, lo stipendio mensile del sergente Hussam corrispondeva a più di 700 dollari. Oggi il suo salario vale poco più di 10 dollari. "Siamo costretti tutti a fare almeno due lavori per andare avanti e dar da mangiare ai nostri figli", racconta Hussam ad ANSAmed.

Altri parigrado del sergente libanese lavorano come tassisti, altri ancora come guardie giurate. "Altri hanno lasciato l'esercito e sono tornati a casa chiedendo ai capi bastone locali di essere assunti come guardiaspalle".

Zero prospettive appaiono anche agli ufficiali, anche loro falcidiati dal crollo della lira locale rispetto al dollaro: "Sempre più spesso ricevo chiamate di colonnelli e persino di generali che chiedono di essere assunti da noi", racconta, a condizione di rimanere anonimo per la sensibilità dell'argomento, un alto funzionario di un'agenzia dell'Onu basato a Beirut.

"Lavorare per l'Onu è una delle ultime alternative rimaste per libanesi qualificati che cercano stipendi in dollari", continua il funzionario delle Nazioni Unite. La circostanza è confermata da un dirigente di una compagnia straniera di sicurezza privata europea presente nella capitale libanese: "Riceviamo molti curriculum vitae da militari dell'esercito".

Di fronte al tentativo di fuggi fuggi dalle file delle forze armate si presenta un altro scenario. In un Libano da decenni governato da una cupola di oligarchi che si spartiscono influenze e potere su base clientelare e confessionale, la comunità internazionale considera l'esercito l'unica istituzione "garante dell'unità del Paese".

Sin dai primi anni della guerra civile libanese (1975-90) l'allora esercito libanese si era presto spaccato in fazioni rivali, capeggiate da generali che avevano col tempo assunto il ruolo di signori della guerra, sostenuti da quella o da quell'altra potenza straniera.

Di fronte al timore del ripetersi di questo scenario e col palesarsi della crisi più di tre anni fa, alcuni Paesi del Golfo e occidentali hanno intensificato l'invio di aiuti alimentari, logistici, finanziari alle forze armate di Beirut. Solo il Qatar l'anno scorso ha inviato a Beirut 60 milioni di dollari da distribuire a ufficiali e sottufficiali come stipendio mensile una tantum di 60 e 100 dollari ciascuno.

"Solo una volta a fine mese ci ha chiamato il superiore per dare a ciascuno di noi una busta con 80 dollari", racconta Hussam.

"Poi non abbiamo più visto niente... sarà difficile proseguire così", aggiunge il sergente-rider mentre riceve una chiamata per consegnare una pizza ai funghi in un ufficio alla periferia di Beirut. (ANSAmed).

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