"A volte abbiamo l'impressione di saltare un passaggio e di concentrarci solo sui contemporanei, ma c'è tutta una generazione precedente che ha ispirato questi contemporanei e che merita di essere rappresentata", spiega Touria El Glaoui, fondatrice di 1-54, nel corso dell'apertura dell'edizione 2025.
Un continente che contiene 54 paesi, come il nome della Fiera ricorda, è difficile da mettere in mostra e Marrakech è l'unica tappa africana dell'evento che tocca poi New York (maggio) e Londra (ottobre). L'arte esposta in questi giorni a Marrakech parla di invisibili, di memoria collettiva, di fili di stoffa intrecciati per tessere ricordi di famiglie, di tribù, di migrazioni fragili eppure scolpite nella storia recente dell'Africa. Tra gli italiani c'è 'Primo Marella Gallery', presenza storica alla Fiera 1-54, che quest'anno propone tra gli altri un fuoriclasse come Godwin Champs Namuyimba, l'artista ugandese con quotazioni fino a 150 mila euro, paladino dell'afrocentrismo, capace di "usare la forma umana per esplorare identità, razza e individualità nel contesto dell'Africa postcoloniale".
Daniele Marella che introduce le opere in mostra alla Mamounia, rileva che "l'interesse italiano per l'arte africana contemporanea cresce sempre più" e soprattutto che "Marrakech è ormai una della capitali dell'arte contemporanea nel mondo".
Merito di sicuro della Fiera 1-54 che incoraggia opportunità di networking più dirette, ma anche della posizione strategica della città, punto d'incontro per il pubblico africano, europeo e mediorientale.
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