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MedFilm Festival, Premio Koinè alla scrittrice Igiaba Scego

In serata d'apertura domani al Cinema Savoy di Roma

04 novembre 2021, 14:56

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Valentina Maresca)

ROMA - Conto alla rovescia per la XXVII edizione del MedFilm Festival, che da domani al 14 novembre tornerà ad animare Roma con una ricca serie di appuntamenti: film e cortometraggi, ma anche incontri e dibattiti. La serata di apertura al Cinema Savoy sarà dedicata al film 'Una storia d'amore e di desiderio' di Leyla Bouzid, regista tunisina, ma prima della proiezione la giornalista e scrittrice Igiaba Scego, italiana di origine somala, riceverà il Premio Koinè 2021.
"Il MedFilm è la manifestazione più longeva e plurale della capitale e io sono felicissima per questo riconoscimento", dice la premiata ad ANSAmed. "Il Mediterraneo è il nostro mare ed è creolo, fatto di lingue e culture differenti che si interfacciano l'una con l'altra. Come dice Leyla (Bouzid) la capitale più vicina a Roma non è Parigi, ma Tunisi, quindi il MedFilm ci insegna ad avere più punti di vista, perché essere mediterranei significa tante cose".
Nell'ambito del Festival, il prossimo 10 novembre la scrittrice presenterà anche un film che partecipa al Concorso ufficiale - Premio Amore & Psiche, 'Mariner of the mountains' di Karim Aïnouz, regista brasiliano di origine algerina. Scego è impegnata nel far conoscere le "linee coloniali del passato che determinano il contemporaneo", citando al riguardo i suoi ultimi libri 'La linea del colore', edito da Bompiani e che ha vinto il Premio Napoli 2020, e 'Figli dello stesso cielo', pubblicato da Piemme lo scorso mese e che spiega a ragazzi delle scuole medie il colonialismo italiano.
"Il mio lavoro è finalizzato alla creolizzazione e alla decolonizzazione delle menti. Si tratta di un tipo di avviamento per bambini e ragazzi, ma anche di un aiuto alle professoresse e ai professori". Per la scrittrice "l'Italia ha dei retaggi che vengono da un'ideologia fascista e razzista di cui non abbiamo mai discusso, ci sono degli stereotipi su cui lavorare e delle tossicità in giro. Oggi vedo grandi divisioni, con un tipo di linguaggio che prima non si sarebbe mai usato a certi livelli istituzionali, mentre la società ha fatto dei passi avanti. Bisogna quindi lavorare sulla costruzione di visioni collettive. Ecco perché il mio impegno è rivolto alle scuole con l'obiettivo di dare una cultura plurale, che elimini i separatismi e crei una società coesa".
Per liberarsi dagli stereotipi che ci fanno considerare l'enorme continente africano come se fosse un'unica nazione, bisogna "guardare film, leggere libri, andare alle mostre, al teatro, ma anche informarsi con articoli del posto, ormai fruibili grazie a lingue come il francese o l'inglese", ribadisce Scego, che con il suo libro 'Africana' ha "problematizzato" il tema in uno "sforzo di conoscenza che apre la mente e dà origine a un discorso differente".
D'altronde - nota - il premio Nobel per la letteratura ad Abdulrazak Gurnah, nato a Zanzibar (Tanzania), è solo il coronamento della felice stagione vissuta da scrittrici e scrittori africani. "Leggerli significa rendersi conto che l'Africa non è solo teatro di guerre e carestie, ma anche di amore, desiderio, famiglia, amicizia: vita, insomma", come quella che il MedFilm Festival ci mostra da quasi 30 anni, perché l'umanità non smette mai di essere tale a prescindere dalle latitudini. 

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