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ANSAcom - In collaborazione con L'Oréal Professionnel
Oltre 500 parrucchieri hanno aderito a Head Up, iniziativa di L’Oréal Professionnel per supportare il benessere mentale degli hairstylist, che ogni anno trascorrono migliaia di ore ad ascoltare le clienti durante il proprio turno lavorativo. Con un 65% di professionisti che nel corso della carriera ha sperimentato ansia, depressione o burnout, Head Up propone, in collaborazione con Progetto Itaca Onlus, programmi di formazione, prevenzione e riabilitazione. “Supportare i nostri acconciatori non significa solo offrire i prodotti e i servizi più innovativi del mercato, ma anche sostenere la loro salute mentale”, spiega Salomè Mikautadze, direttore marketing di L’Oréal Professionnel Paris. “È questa la nostra brand cause, affiancarci agli hairstylist offrendo dei corsi di formazione, sia online che in presenza, per incrementare la consapevolezza sul benessere mentale”. Con Head Up, lanciato nel giugno del 2023, “sono quasi sei mesi che riusciamo ad arrivare all’interno dei nostri saloni. Oggi contiamo più di 500 parrucchieri che hanno usufruito della nostra formazione, grazie anche alla straordinaria partnership con Progetto Itaca, l’Ong specializzata a livello italiano in benessere mentale, che ci aiuta a fare divulgazione”. Tra i gruppi che hanno aderito all’iniziativa, c’è anche Class, che ha condiviso il progetto con i 200 saloni presenti in Italia, portando il messaggio “non solo agli amici acconciatori, ma soprattutto alle consumatrici. Il parrucchiere - ricorda Ernesto Spica, fondatore del Gruppo Class - ha un ruolo importantissimo nella società, perché con lui il cliente trascorre del tempo e quel tempo può essere assolutamente investito nel portare un messaggio tanto importante”. Quello della salute mentale “è un argomento che coinvolge un po’ tutti. Spesso le persone hanno delle difficoltò, vivono stati di ansia, di stress o depressione e magari non hanno così voglia di parlarne, perché pensano che oggi la fragilità e la vulnerabilità siano qualcosa di sbagliato. In realtà - aggiunge - sono un atto di coraggio e perciò dobbiamo sensibilizzare le persone ad aprirsi, perché per risolvere un problema la prima cosa da fare è riconoscere che esiste e che non si è soli ad affrontarlo”.
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