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ANSAcom - In collaborazione con A2A
“Il modello Brescia è apripista per la decarbonizzazione e si può esportare in tutte le situazioni che chiedono anche calore, quindi per poter replicare questo modello serve una rete di teleriscaldamento legata a un termovalorizzatore” ha dichiarato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, a margine dell’evento “Più energia in circolo”, dove sono state presentate le novità del termoutilizzatore di Brescia. “Abbiamo, per esempio, l’analoga situazione a Milano dove abbiamo il termovalorizzatore di Silla 2 che è collegato al teleriscaldamento e quindi anche lì possiamo continuare a lavorare per un incremento di efficienza” ha continuato l’ad di A2A. “Ovviamente i termovalorizzatori nascono con l’obiettivo primario dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati, per evitare che vadano in discarica, e oggi purtroppo in Italia ancora il 25% dei rifiuti va in discarica, contro un target europeo del 10% al 2035, però il fatto di eliminarli con un impianto di termovalorizzazione ha l’enorme vantaggio che riesci anche a produrre energia e, quindi, anche dal rifiuto indifferenziato, cioè la parte peggiore della catena del ciclo di sostenibilità dei rifiuti si riesce a tirare fuori qualcosa di buono”. “A2A si è data l’obiettivo di avere entro il 2030 il 70% del calore distribuito con il teleriscaldamento decarbonizzato, quindi calore recuperato dai cosiddetti cascami termici. Questi possono arrivare dai termovalorizzatori, ma anche da altri impianti, come qui a Brescia dove abbiamo collegato due acciaierie. Il termoutilizzatore di Brescia da sempre è collegato al riscaldamento, ma c’era ancora un’energia che veniva sprecata ed era quella dei fumi. Questo importante investimento di 110 milioni consente di recuperare anche quel calore, grazie a scambiatori di calore. Il risultato è un doppio beneficio: i fumi escono a 70 gradi e non 140 e quindi sono anche più puliti e il teleriscaldamento consuma meno gas” ha concluso Renato Mazzoncini.
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