L'accordo raggiunto dalla Cop28 "è molto ampio, ma è stata data eccessiva enfasi al 'transitioning away' (via dalle fonti fossili, ndr) perche’ ci sono altri temi importanti nel documento finale come l’adattamento, la cooperazione tecnologica e la finanza climatica" e comunque "gli obiettivi al 2030 sono veramente ambiziosi, difficili da conseguire. Tuttavia non significa che non bisogna provarci". Così Carlo Carraro, professore di Economia dei cambiamenti climatici all'Università Ca' Foscari e componente del Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici in un'intervista all'ANSA in cui spiega che "aver scritto il 'transitionomg away' è una soddisfazione più politica che sostanziale, perché quello che conta è come si arriva a questi obiettivi ed è spiegato nelle altre parti del documento".
Triplicare le rinnovabili entro il 2030 e raddoppiare l'efficienza energetica "sono obiettivi molto difficili da conseguire – osserva Carraro - Magari riuscissimo a ridurre a livello mondiale del 43% le emissioni di gas serra al 2030, non siamo riusciti a ridurle da 130 anni”. Il professore aggiunge che "sappiamo che raggiungeremo il grado e mezzo" di aumento medio della temperatura "all’inizio degli anni 2030 a livello mondiale. In Europa siamo già vicini ai 2 gradi di incremento rispetto alla media. Il documento approvato a COP 28 non solo lo riconosce ma chiede ai paesi impegni precisi sia per investimenti sia in termini politici. Ad esempio di adottare piani di adattamento, che in Italia non è stato ancora formalmente adottato".
Il documento della Cop28 indica che "per l'adattamento servono investimenti fra 215-387 miliardi di dollari all’anno 2030 soprattutto nei Paesi più vulnerabili" prosegue Carraro. Sulla cooperazione tecnologica il Global Stocktake "prevede di aumentare la diffusione delle nuove tecnologie nei Paesi in via di sviluppo”, dice Carraro secondo cui gli obiettivi della mitigazione "sono difficili da conseguire anche perché il documento riconosce che la disponibilità finanziaria è di circa 1000 miliardi rispetto a un fabbisogno di 4000 miliardi. Nella finanza climatica ci sono fondi pubblici e privati che sono sostanziali e vengono dalla Banca Mondiale, da banche di sviluppo regionale per circa 300 miliardi all’anno in totale, ma non sono ancora sufficienti". Insomma, "c'è più possibilità di raggiungere gli obiettivi al 2050 perché almeno abbiamo 25-27 anni davanti".
Infine, sulla possibilità che i paesi produttori di petrolio in questi anni possano sfruttare al massimo i giacimenti per tentare di vendere più petrolio possibile, Carraro spiega che porterebbe "prezzi più bassi a fronte di un'offerta abbondante” con il rischio che aumenterebbero le emissioni di gas serra. "Ma se la domanda scende perché i Paesi sono virtuosi e decidono di non usare combustibili fossili" i petro-stati "potrebbero non riuscire in questa impresa" conclude.
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