L'intelligenza artificiale "è un
nuovo paradigma, non è mera tecnologia. Questioni occupazionali,
etiche, di privacy e di sicurezza nazionale impongono di
considerare questa sfida oltre la dimensione economicistica. Per
ora, fatte le dovute eccezioni, il mondo produttivo sembra in
ritardo: in Italia, l'Intelligenza artificiale è adottata
dall'1,5% delle piccole imprese e dal 12% di quelle con più di
250 dipendenti".
Ad affermarlo il presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla.
"È concreto - aggiunge, dal palco dell'Assemblea, nella
Capitale - il rischio di accelerare la segmentazione e la
diseguaglianza produttiva del nostro sistema imprenditoriale,
tra piccole e grandi imprese, tra Nord e Sud, tra settori
tecnologici e settori tradizionali. È stato detto che il
paradosso è una verità messa a testa in giù per attirare
l'attenzione. In questo caso la verità è che il patrimonio di
conoscenze dell'umanità è messo all'asta", prosegue, esaltando
"gli incentivi all'investimento in capitale umano, che devono
andare di pari passo con quelli per le tecnologie abilitanti.
Ricordo che il piano Industria 4.0 ha funzionato a marcia
ridotta, proprio perché aveva trascurato di sostenere
l'investimento sulle persone".
Per il presidente, "pure se ci piace accarezzare l'idea di
predire il futuro sulla base di algoritmi, dobbiamo predisporre
piani di contingenza più efficaci per tramutare in realtà la
seconda parte del progetto a cui è dedicato questo mio
intervento, ovvero la realizzazione di un'Italia competitiva e
affermata nel mondo".
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