A pochi giorni dalla Giornata
mondiale dell'acqua, il 22 marzo, un'indagine di Greenpeace
Italia, basata su campionamenti indipendenti effettuati nel
gennaio scorso, rivela che la contaminazione da Pfas (composti
poli e perfluoroalchilici pericolosi per la salute umana) è
largamente diffusa anche in Toscana e interessa numerosi corsi
d'acqua inquinati dagli scarichi di diversi distretti
industriali.
E' quanto si legge in una nota di Greenpeace che chiede una
legge nazionale che ne vieti l'uso e la produzione.
L'associazione scrive che: "se gli impatti dell'industria
conciaria, tessile, florovivaistica e del cuoio erano già stati
evidenziati dallo studio del 2013 del CNR-IRSA e dai rilievi
annuali di ARPAT, le analisi condotte da Greenpeace Italia
provano che anche il distretto cartario lucchese contribuisce
all'inquinamento da Pfas". "Alcuni casi sono ben documentati da
almeno dieci anni, ma la Regione Toscana non ha mai affrontato
seriamente il problema: manca infatti un provvedimento sugli
scarichi industriali», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile
della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. Nella quasi
totalità dei casi i campionamenti sono stati effettuati nei
fiumi, a monte e a valle degli impianti di depurazione
industriale: il consorzio Torrente Pescia e Aquapur (distretto
carta), i depuratori del distretto conciario (depuratore
Aquarno) e del cuoio (depuratore Cuoio-Depur, che scarica nel
Rio Malucco), i fiumi Ombrone, Bisenzio e Fosso Calicino
(distretto tessile) e il torrente Brana (distretto
florovivaistico). Le concentrazioni più elevate sono state
rilevate nel Rio Malucco, nel Fosso Calicino, nel fiume Ombrone
e nel Rio Frizzone a Porcari a valle del depuratore Aquapur. Nel
fiume Ombrone la concentrazione a valle del distretto tessile è
risultata circa 20 volte superiore rispetto a monte, mentre nel
Rio Frizzone a valle del depuratore la presenza di PFAS era di
circa 9 volte rispetto a monte.
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