"A 30 km orari non si muore". Con
questo slogan è scesa in piazza la Rete Città 30 subito per dire
basta alla strage quotidiana sulle strade e per cambiare la
riforma del codice della strada e la direttiva del ministro dei
Trasporti, Matteo Salvini, sui limiti di velocità nei Comuni.
Legambiente, Fiab-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta,
Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo,
Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri,
fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e
Vivinstrada protestano in piazza Porta Pia, davanti al
ministero, per chiedere città più sicure, vivibili e a misura di
persona.
"Il limite di 30 km orari in ambito urbano garantisce una
mobilità migliore - affermano le associazioni della piattaforma
- a vantaggio di tutti gli utenti della strada. Diciamo no ad
una riforma del Codice della Strada che non contempla la
velocità come principale causa di morte sulle strade e diciamo
no alla direttiva Città 30 proposta dal Ministro dei Trasporti",
che eventuali 'limiti derogatori' al limite massimo di velocita'
di 50km/h siano tassativamente individuati e giustificati strada
per strada.
Le associazioni sostengono invece i Comuni che hanno
intrapreso la trasformazione verso i 30 km orari da Olbia a
Cesena, da Treviso a Bologna ai comuni del litorale teramano per
oltre 45 chilometri tra Martinsicuro e Silvi. E chiedono al
Parlamento di modificare la riforma del codice della strada in
discussione per difendere l'autonomia delle amministrazioni
locali in materia di mobilità sostenibile.
"Velocità, distrazione e mancata precedenza ai pedoni, sono i
fattori che causano il 55% dei morti in ambito urbano. Nel
nostro Paese si registra un morto ogni tre ore e un ferito ogni
2,5 minuti e in città il 50% delle vittime sono pedoni e
ciclistie", affermano gli organizzatori della protesta.
Trenta km orari, ricordano è la velocità auspicata in zone
residenziali dal Piano nazionale della sicurezza stradale (Pnrr)
Orizzonte 2030, emanato dal ministero per le Infrastrutture e la
mobilità sostenibili dopo la consultazione del Parlamento nel
2022, e dalle linee guida del Parlamento Ue.
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