Sono oltre 114 milioni le persone
costrette alla fuga da guerre e violenze a livello globale e
quasi il 60% di loro si trova nei Paesi più vulnerabili
all'impatto dei cambiamenti climatici, come Siria, Repubblica
Democratica del Congo, Somalia, Afghanistan e Myanmar. A
ricordarlo sono Legambiente e Unchr, l'Agenzia dell'Onu per i
rifugiati, nel nuovo report "Un'umanità in fuga: gli effetti
della crisi climatica sulle migrazioni forzate", in vista della
giornata mondiale dei diritti umani del 10 dicembre.
In base alle stime dell'Internal Displacement Monitoring
Centre (Idmc), solo nel 2022 si è assistito a oltre 32 milioni
di nuovi sfollati a causa di disastri, il 98% dei quali legati
ad eventi atmosferici come inondazioni, tempeste e siccità.
Nell'ultimo decennio, dal 2013 al 2022, i rischi legati alle
condizioni meteorologiche hanno provocato nei paesi più
vulnerabili una media di 5,7 milioni di sfollati all'anno, oltre
il 25% di tutti gli sfollamenti dovuti a catastrofi legate ad
eventi meteorologici.
Se la crisi climatica procede con questo passo, secondo il
rapporto "Groundswell" della World Bank (2021), entro il 2050
almeno 216 milioni di persone saranno costrette a migrare a
causa delle conseguenze del cambiamento climatico. Il numero più
alto riguarderà l'Africa sub-sahariana: 86 milioni di persone,
pari al 4,2% della popolazione totale; 49 milioni in Asia
orientale e nell'area del Pacifico, 40 milioni in Asia
meridionale.
In Africa settentrionale si prevede che ci sarà la più alta
percentuale di migranti climatici, 19 milioni di persone, pari
al 9% della sua popolazione, a causa principalmente della
riduzione delle risorse idriche.
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