"Affermazioni quali 'metteremo a
dimora 1 milione di nuovi alberi', oppure 'vogliamo raggiungere
i 4,5 milioni di alberi' fanno i titoli di giornale, ma quando
manca un progetto agronomico, diventano operazioni di
maquillage. Troppo spesso si interviene senza un progetto e
senza individuare i bisogni delle piante, non c'è scelta delle
specie in modo che siano adatte e resistenti all'ambiente
urbano, né un programma di cure culturali". Lo dichiara Mauro
Uniformi, presidente del Conaf, il Consiglio dell'Ordine
Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, in
occasione della Giornata nazionale degli alberi, il 21 novembre.
Per gli agronomi, uno dei grossi nodi irrisolti è legato al
contratto di coltivazione. Avere piante adatte alle città
richiede un ciclo di produzione di almeno 6 o 7 anni, con
notevoli investimenti finanziari da parte dei vivai. Per ridurre
l'incertezza del mercato e avere una capacità produttiva
costante che soddisfi i bisogni delle amministrazioni, serve che
la fornitura sia disgiunta dalla realizzazione dell'opera,
inserita in una programmazione quinquennale di messa dimora di
nuovi alberi o di sostituzione delle piante oramai mature.
"Per avere alberi sani e robusti serve una progettazione che
consideri l'intero ciclo di vita delle piante, fino alla
maturità, partendo dalla scelta del luogo d'impianto fino a un
programma di manutenzione (ossia di cure colturali) con
interventi annuali - dichiara Renato Ferretti, Vicepresidente
del Conaf -. Se ben progettate, gestite e curate poi
diventeranno un fattore di sicurezza, per esempio attraverso la
potente azione di contrasto al dissesto idrogeologico che
possono svolgere, attraverso la mitigazione dell'isola di calore
e l'azione di intercettazione delle acque meteoriche e anche per
accrescere la biodiversità delle nostre città".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA