I rifiuti da costruzione e
demolizione - circa 80 milioni di tonnellate gestiti all'anno -
hanno un tasso di riciclo dell'81%, ma quasi la metà dei
prodotti recuperati resta inutilizzata. Se non se ne incentiva
l'impiego, anche nella realizzazione delle opere previste dal
Pnrr, si rischia di bloccare l'intera filiera delle costruzioni.
L'allarme è stato lanciato da Anpar, l'associazione
nazionale produttori di aggregati riciclati che fa parte di
Assoambiente, e da Nadeco (associazione nazionale demolizione ed
economia circolare per le costruzioni), nel corso dell'evento
dal titolo "Riciclo rifiuti inerti, traino dell'economia
circolare".
L'Anpar chiede quindi al governo di "prevedere linee guida
che incentivino l'utilizzo di questi materiali nelle opere del
Pnrr".
Il problema quindi, spiega una nota, "riguarda non il tasso
di riciclo, ma il tasso di circolarità, ovvero l'effettivo
impiego di questi materiali che vengono correttamente
trasformati in prodotti dalle aziende del settore, ma che poi
stentano a trovare uno sbocco nei diversi mercati e in
particolare in quello dei lavori stradali e più in generale
delle grandi infrastrutture. La causa principale sta nella
diffidenza ancora diffusa da parte delle stazioni appaltanti
pubbliche. Proprio i lavori stradali, quelli ferroviari e quelli
portuali e aeroportuali potrebbero costituire un'opportunità, in
considerazione dei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa
e resilienza.
"Nelle aree del centro Italia in cui si sta affrontando la
complessa ricostruzione post terremoto, e che rappresenta il più
grande cantiere d'Europa, oltre il 50% dei prodotti riciclati
ottenuti dal trattamento delle macerie attende solo di essere
impiegato" spiega la nota.
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