(di Emanuela Barbiroglio)
Fondamentali per salvaguardare
la salute delle persone e tutelare l'ambiente, i veicoli
elettrici possono aiutare l'Europa ad accelerare sulla via
dell'indipendenza dai combustibili fossili russi nel mezzo
dell'attuale crisi energetica. E' quanto emerge dall'indagine
condotta da ANSA in collaborazione con le agenzie francese AFP,
tedesca DPA, romena Agerpres, olandese ANP e svedese TT per lo
European Data News Hub (EDNH), il sito multilingue di
riferimento per il data journalism sulle tematiche Ue, in
occasione della Giornata mondiale dell'ambiente.
Tra martedì e mercoledì il Parlamento europeo si appresta a
licenziare il pacchetto Fit for 55 per tagliare le emissioni di
gas serra, esprimendosi anche sullo stop alla vendita di auto
benzina e diesel dal 2035. Un voto che, ha preannunciato la
presidente Roberta Metsola, sarà "decisivo". Per l'Italia la
spinta ai veicoli elettrici porterebbe grandi benefici: il
nostro Paese detiene il record nero di morti premature dovute al
diossido di azoto (NO2): 10.640 nel 2019, stando all'Agenzia
europea dell'ambiente. Cremona e Vicenza siano tra le cinque
città europee con i più alti livelli di inquinamento da
particolato sottile (PM2.5), ed è di poche settimane fa la
sentenza della Corte Ue che dichiarava il mancato rispetto,
"sistematico e continuativo", del valore limite annuale fissato
per il biossido d'azoto e la mancata adozione di misure per
prevenire il problema. Tra le zone 'incriminate', gli
agglomerati di Torino, Brescia, Milano, Bergamo, Genova, Roma e
Firenze.
Ma i trasporti sono un settore chiave anche per la
transizione verde. A oggi almeno il 25% di tutti i gas serra in
Europa proviene dai trasporti. Per raggiungere la neutralità
climatica entro il 2050, l'Ue ha preparato il pacchetto Fit for
55 che - tra le altre cose - prevede che nel 2030 le case
automobilistiche debbano ridurre le emissioni delle auto nuove
del 55% e nel 2035 del 100%. I veicoli elettrici migliorano la
qualità dell'aria grazie alle emissioni inferiori, ma tutti
hanno un'impronta di carbonio se non altro legata al processo di
produzione e a quello di riciclo dei materiali. In questo senso,
il nuovo regolamento Ue sulle batterie dovrebbe garantirne la
sostenibilità sociale e ambientale.
Secondo un recente studio commissionato da T&E a Bloomberg
New Energy Finance, la parità di costo di produzione tra un
veicolo elettrico e uno tradizionale sarà raggiunta intorno al
2026 per la gran parte dei segmenti. Inoltre, agevolazioni
fiscali, schemi di rottamazione e sussidi rendono l'acquisto più
conveniente. In Italia, le immatricolazioni di veicoli elettrici
nel 2021 sono state 137.283 (oltre il 9% delle vendite totali).
Attualmente sono 225mila i punti di ricarica in tutta
Europa, secondo l'Acea, un numero ancora lontano dall'obiettivo
del Green Deal europeo di 1 milione di punti di ricarica entro
il 2025 e 3,5 milioni entro il 2030. Ma, secondo i dati di
Motus-E, nel 2021 i punti di ricarica in Italia sono aumentati
del 35% rispetto al 2020: al 31 dicembre 2021 risultavano
installati 26.024 punti di ricarica e 13.233 infrastrutture
(stazioni o colonnine) in 10.503 luoghi accessibili al pubblico.
Nel 2017 l'Ue ha lanciato la European Battery Alliance (Eba)
per produrre le batterie agli ioni di litio che alimenteranno la
transizione dai combustibili fossili ai veicoli elettrici.
Attualmente ci sono sei gigafactory che operano nell'Ue e altre
30 sono previste per il 2025-2030 per spingere una produzione
che fin qui rappresenta solo l'8% della quota mondiale, passando
da 62 GWh a 664 GWh entro il 2030. L'Italia dovrebbe avere
almeno tre gigafactory entro la stessa data: FAAM/FIB a
Monterubbiano (Marche), ACC Italy a Termoli (Molise) e ITALVOLT
a Scarmagno (Piemonte), per un totale di 94 GWh. Tutti dati che
dimostrano come la rivoluzione verde dei trasporti sia appena
iniziata.
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