(di Stefania De Francesco)
Abbandonare quanto prima gli
investimenti nei combustibili fossili (petrolio e gas) e in
nuove centrali a carbone, entro il 2035 stop alle vendite di
nuove auto con motore a combustione interna, e da subito puntare
tutte le risorse nelle tecnologie energetiche pulite: sono
alcune delle 400 tappe contenute nella Roadmap stilata
dall'Agenzia internazionale dell'energia (Iea) nel rapporto "Net
zero by 2050", fondamentali per la transizione energetica a
livello globale.
E' la prima roadmap mondiale che indica ai governi come
devono muoversi per accelerare il passaggio dalle risorse
inquinanti a quelle pulite e per centrare l'obiettivo
dell'accordo di Parigi sul clima del 2015 (e sollecitato dalla
comunità scientifica) di mantenere entro la fine del secolo
l'aumento medio della temperatura globale fino a 1,5 gradi
centigradi rispetto al periodo pre industriale.
Questo decennio, fino al 2030, deve essere di "espansione"
e di "innovazione", come mai prima. "Una sfida colossale" la
definisce Fatih Birol, direttore esecutivo dell'Agenzia
intergovernativa fondata dall'Ocse (Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico) assicurando che comunque é
" fattibile" e offre "enormi vantaggi". Innanzitutto sul fronte
del lavoro: la transizione energetica al 2030, con l'obiettivo
zero-emissioni al 2050, può far creare fino a 30 milioni di
nuovi posti di lavoro nel mondo, dall'industria manifatturiera
alle nuove fonti di energia pulita, dalla mobilità elettrica
all'efficienza energetica degli edifici e alle nuove reti
intelligenti di distribuzione.
Con l'abbandono dei combustibili fossili si stimano 5
milioni di posti di lavoro persi nell'industria che però possono
essere assorbiti nell'economia green. Anche perché di qui al
2050, dice Birol, la domanda globale di greggio calerà del 75%,
quella di gas del 55% e quella del carbone del 90%, ma "se i
governi seguiranno la nostra roadmap, nel 2040 tutto il
fabbisogno mondiale di elettricità sarà soddisfatto da centrali
fotovoltaiche, eoliche, idroelettriche, geotermiche e in alcuni
paesi come Francia e Cina da un piccola quota di nucleare".
Naturalmente, ogni Paese dovrà progettare la propria strategia
"con saggezza", tenendo conto delle proprie peculiarità. Una
"impennata storica degli investimenti aggiungerebbe lo 0,4%
annuo alla crescita del Pil" ha aggiunto.
Secondo un'analisi congiunta con il Fondo monetario
internazionale, l'investimento energetico totale annuo dovrebbe
attestarsi intorno a 5 trilioni (5mila miliardi) di dollari
entro il 2030 dai 2.000 attuali e passa attraverso le reti di
trasmissione e distribuzione di energia, il numero di punti di
ricarica pubblici per i veicoli elettrici, la produzione di
batterie per veicoli elettrici. Per l'introduzione dell'idrogeno
e la cattura e il sequestro del carbonio (Ccus) dopo il 2030
bisogna gettare le basi adesso.
Bankitalia è già in linea con la roadmap della Iea: "La
transizione verso basse emissioni di carbonio deve essere
accelerata", ha detto Luigi Federico Signorini, direttore
generale della Banca d'Italia, nel messaggio di benvenuto al
"G20 Sustainable Finance Working Group Private Sector
Roundtable". "Più tardi agiamo, maggiori saranno i costi" ha
rilevato aggiungendo che "gli investimenti necessari sono enormi
e avranno bisogno di essere sostenuti per un lungo periodo". A
suo parere, "i governi hanno un ruolo centrale" anche "per le
azioni regolatorie e di politica fiscale".
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