(di Domenico Conti)
Il superbonus per i lavori di
efficientamento energetico diventa una delle misure chiave
attraverso cui il Governo intende spendere le risorse del
Recovery Fund europeo: tanto che il Governo pensa di estenderlo
oltre l'orizzonte del 2021. Contribuendo - con misure come la
ristrutturazione in chiave 'low carbon' dello stabilimento ex
Ilva di Taranto - a rispettare le direttive dell'Unione che
richiedono una quota importante di investimenti per il green e
la transizione energetica, e dando una spinta all'edilizia, una
delle principali voci di produzione industriale.
L'annuncio è del premier Giuseppe Conte, mentre il Governo
lima i dettagli del programma preliminare per usare i 209
miliardi che invierà a Bruxelles il mese prossimo. Con il
superbonus edilizia al 110%, un aiuto senza precedenti alle
ristrutturazioni visto il 'superammortamento' delle spese e la
cedibilità dei crediti fiscali, "diventa concreta la possibilità
di produrre occupazione e lavoro nel settore dell'edilizia,
perseguendo però l'obiettivo dell'efficientamento energetico,
dell'adeguamento sismico delle abitazioni. Intendiamo estendere
questo strumento anche oltre il 2021", ha detto Conte all'evento
'Riparte l'Italia' a Bologna. Inoltre nell'ambito del Recovery
Plan "almeno il 37% delle risorse disponibili riguarderà
investimenti green, quindi transizione energetica in settori
strategici come l'automotive, il potenziamento della rete
idrica, il contrasto al dissesto idrogeologico,
l'efficientamento energetico degli edifici pubblici".
Confermata, nelle intenzioni dell'esecutivo, l'altra
direttrice degli investimenti su cui è imperniato il Next
Generation Eu: il digitale. Conte ha ribadito l'impegno ad
accelerare su "un'infrastruttura digitale unica in banda ultra
larga", perché "investire sulla rete unica significa consentire
agli studenti la possibilità di accedere a tutte le informazioni
in maniera semplice e rapida, alla scuola di digitalizzarsi e
rispondere alle aspettative dei nostri ragazzi. Significa anche
rafforzare un rapporto diretto, veloce, tra cittadini e servizi
pubblici e privati. Aprire la strada a nuove occasioni di
sviluppo nelle aree depresse d'Italia, dove i dati potranno
finalmente viaggiare alla velocità degna degli obiettivi delle
imprese innovative e dei sogni dei nostri giovani che sono
spesso costretti a emigrare".
In vista, poi, nei programmi del Governo, il taglio delle
cuneo fiscale che passerà, per avere il via libera Ue a
collegarlo ai fondi del Recovery, dalla spinta ai pagamenti
digitali per recuperare evasione fiscale. "Dobbiamo operare per
incrementare tutte le operazioni digitali" e "il primo gennaio
partono gli scontrini elettronici", mentre "già dal primo
dicembre passeremo a incentivi come il cashback" creando "le
premesse per pagare meno tasse": E ancora, modifiche al reddito
di cittadinanza, con un'accelerazione sul lato della formazione
e del reinserimento nel mondo del lavoro. Conte ha difeso il
reddito di cittadinanza: "Meno male che avevamo una misura di
protezione sociale come questa cui abbiamo aggiunto il reddito
di emergenza". Ma "il progetto di inserimento nel mondo del
lavoro collegato al reddito di cittadinanza ci vede ancora
indietro. Ho già avuto due incontri con i ministri competenti:
dobbiamo completare quest'altro polo e dobbiamo riorganizzare
anche una sorta di network per offrire un processo di formazione
e riqualificazione ai lavoratori. Dobbiamo cercare di costruire
un percorso coordinato. Spero che nei primi mesi del 2021
potremo presentare l'altro progetto, quello che incrocia
l'attuazione del reddito di cittadinanza con l'inserimento nel
mondo del lavoro". E sempre sul lato delle misure di Welfare, il
premier ha confermato che "Quota 100 è un progetto triennale di
riforma che veniva a supplire a un disagio sociale. Non è
all'ordine del giorno il rinnovo di quota 100". Il tutto nella
cornice di contabilità pubblica e crescita che verrà
ufficializzata questa settimana nella Nota di aggiornamento al
Def: debito al 156% del Pil il prossimo anno e poi in calo
ulteriore, deficit attorno al 7% e un rimbalzo del Pil dal -9%
del 2020 a +5,1, con un possibile +6% grazie proprio ai fondi
europei.
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